Che brutta fine è toccata prima al Bari e poi al Palermo. Gloriosi club calcistici rappresentanti la nona e la quinta città d’Italia miseramente sprofondati, tra la disperazione delle rispettive tifoserie, dal professionismo all’inferno della quarta serie. Destini beffardi. Figli in entrambi i casi di gestioni dissennate fin troppo protratte nel tempo. Come gocce cinesi capaci di minare financo la fiducia e la serenità del più paziente dei tifosi.
USATO SICURO
E fu così che, seguendo strade diverse, fu progettata la scalata dei galletti biancorossi e delle aquile rosanero. All’insegna dell’usato sicuro, puntarono i primi, laddove tra 11 cordate in corsa il sindaco di Bari finì per preferire il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis. Toccando invece le corde emozionali più profonde i secondi, allorchè il primo cittadino del capoluogo siciliano, tra i papabili finì per puntare tutto sull’accoppiata di imprenditori locali Mirri-Di Piazza. Organici da categoria superiore. Due “portaerei” pronte a spazzare via qualsivoglia avversario. Tali da suscitare tra gli appassionati e gli addetti ai lavori il più classico dei dilemmi: “Qualora avessero condiviso il medesimo torneo di D, quale delle due compagini avrebbe finito per primeggiare”?
Difficile stabilirlo. Anche se a questa sorta di giochino non si sono sottratti illustri conoscitori del mondo del pallone. Come Giorgio Perinetti, doppio ex, che ai microfoni della Zanzarosa dichiaró: “Appena sbarcato in D, il Bari era considerato come uno spauracchio. Un club che faceva paura, avendo in pratica mantenuto l’intelaiatura della squadra che l’anno precedente si era esibita nel torneo cadetto. Uomini d’esperienza come Di Cesare, Floriano, Simeri, Bolzoni, Bollino, poterono contare sull’estro di Franco Brienza che, inutile dirlo, per la categoria è stato un autentico crack.
MIX D’ESPERIENZA E GIOVENTÙ
Il Palermo di contro, è un vero caso di araba fenice, in quanto rinato ex novo dalle sue ceneri. Il lavoro svolto in poco tempo dalla società è stato encomiabile. Con Sagramola e Castagnetti abilissimi nel creare un mix di esperienza e gioventù micidiale. Diciamo che, rispetto ai biancorossi, i rosanero, pur potendo contare su un organico apparentemente meno forte sono di contro maggiormente tarati per la categoria”.
MARZIANI
Sta di fatto che, ultimamente, la presenza dei succitati colossi, ha mortificato le velleità e i sogni di gloria di molti dei club che da tempo stazionano a quelle latitudini. E se fu così per la forte Turris lo scorso anno, con i corallini unici avversari capaci di impensierire il Bari, sembra che il leit motiv non cambierà quest’anno neanche per l’Acireale &Co., alle prese con i marziani in maglia rosanero.