Questa rubrica metaforicamente altro non è che “un treno che all’incontrario va”, tanto per dirla alla Celentano. Con una sostanziale differenza cromatica, al posto dell’azzurro dell’Adriano nazionale domina il colore rosanero. Vi salgono e prendono posto esclusivamente grandi tifosi e tifose del Palermo come per esempio Delia Romano oggi graditissima “passeggera” narrante: “Sono tifosa del Palermo da quando ero bambina – inizia così il suo racconto alla partenza – grazie a mio padre, sportivo e tifoso che, delle tre figlie femmine, riuscì a trasmettere a me l’amore per i colori rosanero. Lui non era abbonato perché la domenica generalmente preparava la lezione da docente universitario che doveva tenere il giorno dopo; tuttavia a volte, spinto da un suo amico fraterno, anche lui professore e grande tifoso, si lasciava convincere ad andare allo stadio della Favorita per assistere alla partita“.
CON I CALZETTONI SEMPRE ABBASSATI
“ Indimenticabile la mia prima volta allo stadio. Era l’anno 1972, la squadra del Palermo era fortissima e lottava per la serie A che infatti raggiunse a fine campionato. Si giocava Palermo – Perugia e finì 1 a 0 con goal del mitico Erminio Favalli, calciatore dalla corsa instancabile”. E qui dalla memoria di Delia salta fuori un curioso particolare segno distintivo: “Aveva sempre i calzettoni abbassati. L’emozione fu enorme per quella prima volta – continua – ed io, una delle poche bambine presenti in gradinata se non l’unica, mi innamorai di quei colori, di quell’atmosfera e delle sensazioni di gioia che mi procurava poter urlare come gli altri il nome della squadra e dei giocatori”.
QUEL VANELLO BRAVO E BELLO
“Girardi, Sgrazzutti, Pasetti, Landini, Landri, Favalli, Vanello, Ferrari, Reja, i due palermitani veraci Arcoleo e Troja“. Snocciola Delia i nomi di quella formazione che poi raggiunse a fine campionato la promozione nella massima serie; nessuno di quella formazione sfugge alla sua memoria, men che meno il calciatore che più la colpì e che tuttora le è rimasto maggiormente nel cuore, Sandro Vanello, anche per via di una sua duplice qualità, la tecnica e l’estetica: “Mi piaceva il suo modo elegante di giocare e di muoversi in campo – spiega Delia – e poi era molto carino e piaceva a tutte le ragazze“.
“In quella partita – racconta – mi seccai tantissimo perché l’amico di mio padre osò chiamarlo atta morta per l’eccessiva lentezza in un’azione da goal”.
SEMPRE PIÙ NUMEROSE LE DONNE TIFOSE
“Sfoglio l’ideale album dove sono custoditi i miei ricordi legati al Palermo – prosegue nostalgica Delia – e ne ho tantissimi, belli e brutti, dalla radiazione dell’86 alla rinascita, all’era Zamparini. In Austria al ritiro di Bad ricordo con gran piacere in particolare di aver assistito all’arrivo in Italia di Edinson Cavani, rivelatosi poi per me il più grande e completo giocatore in maglia rosanero di quel periodo. Ovviamente il momento più emozionante è legato a quel 29 maggio 2004, col ritorno in serie A, ai giochi d’artificio, alla canzone dei fratelli Filippini, alla nostra Città tutta in festa”.
“Ora siamo in serie D ma sono sempre innamorata del Palermo. E al cuore per fortuna non si comanda. Continuo ad essere abbonata – conclude – ed oltre a scrivere commenti da opinionista sono orgogliosa di avere creato su Facebook un gruppo di sole donne tifose rosanero innamorate come me della squadra del Palermo e dei colori rosanero”.
CONCLUSIONI
È assai piacevole infatti constatare che le presenze femminili allo stadio, sia al “Barbera” che in trasferta, registrano numeri sempre più crescenti. Una bellissima tifoseria intergenerazionale, al pari dei “maschietti”, orgogliosamente rosanero, appassionata, vociante, trascinante, coinvolgente. E qui Delia Romano, che nella vita ricopre alto incarico di funzionario pubblico, al meglio la rappresenta. Il nostro nostalgico viaggio a ritroso è terminato; ci allontaniamo. .. dal treno, non dai ricordi.
Mario Oddo – Raccontatemi la vostra prima volta al Barbera, scrivete a [email protected]