Il Palermo si sà, già da tempo, e comunque prima che lo dichiarasse l’attuale proprietà, desidera fortemente una nuova casa. Uno stadio moderno, sul modello dei tanti costruiti in Europa, e dell’Allianz Stadium della Juventus, l’unico ex novo edificato in Italia. Paese dove, grazie alle acrobazie di architetti e ingegneri, si è fin’ora preferito ammodernare le esistenti strutture. Udine, Bergamo, Frosinone i recenti esempi di nuovi gioiellini regalati dai presidenti a squadre e tifosi delle rispettive città. Un po’ quello che ha intenzione di fare il Presidente Dario Mirri. Da quando infatti è divenuto numero uno del club rosanero, l’imprenditore palermitano ha auspicato una rinascita del Renzo Barbera.
Ma siccome tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, a stemperare facili entusiasmi ci ha pensato il vicepresidente del consiglio comunale Giulio Tantillo. “E’ fin troppo semplicistico chiedere un sì o un no alla proposta del presidente Mirri. La questione è più complessa di quel che sembra. Credo tra le altre cose sia importante valutare non solo il progetto, ma anche gli obiettivi del club a medio e lungo termine così come la potenzialità della nuova società. Solo allora si potrà valutare la concessione del diritto di superficie che, però, dovrà essere vincolata a dei paletti come per esempio proprio il mancato raggiungimento degli obiettivi“.
PIU’ LIBERTA’ AGLI IMPRENDITORI
Una posizione, stando a quanto colto dalle dichiarazione dei suoi colleghi – intervistati da Rosanerolive -, non del tutto condivisa. “Come dice Tantillo, è importante andare incontro alle esigenze della nuova proprietà – dichiara Sabrina Figuccia, consigliere comunale dell’Udc – senza comunque trascurare quelle del Comune di Palermo. L’impianto è comunque del Comune e come tale va gestito, anche nell’ottica di chi deve preservare prima di tutto l’interesse dell’amministrazione stessa. Per quanto riguarda invece i paletti da mettere, sono alquanto contraria. A ognuno deve essere data la possibilità di svolgere al meglio il proprio mestiere. Per questo credo che non spetti a noi mettere paletti a nessun tipo di attività imprenditoriale men che meno a quella di una società sportiva. Semmai, da amministratori comunali, è nostro compito valutare la bontà del progetto“.
L’APPAGAMENTO DI DARIO MIRRI
Più conciliante la posizione di Paolo Caracausi, che ritiene quanto “l’operazione vada valutata a trecento sessanta gradi. Credo che Dario Mirri debba essere già abbastanza soddisfatto. Oltre ad essere imprenditore di successo nell’ambito della cartellonistica pubblicitaria – aggiunge Caracausi – è adesso anche il neo presidente del Palermo. Certe scelte devono fare il bene di tutta la città e non di una parte di essa. In tal senso mi trovo d’accordo con Tantillo. Siccome lo stadio è un impianto importante per la città – afferma Caracausi -, qualsiasi iniziativa che lo riguarda deve essere supportata da un progetto serio. Un progetto che risponda a quello che è un sistema di economicità anche per l’amministrazione comunale“.
NON SI PERDA QUESTO TRENO
Auspica invece a un bene che possa rimanere alla città, Ugo Forello, l’ex candidato a sindaco di Palermo del M5s. “Trovare il giusto compromesso tra il club rosanero e le esigenze del comune è fondamentale. Alla città verrebbe donato un impianto di moderna concezione, un luogo di incontro, dove si socializza e non solo sotto l’aspetto sportivo. L’opportunità non va persa perchè Palermo merita uno stadio moderno. La ristrutturazione del Renzo Barbera, e la sua eventuale riduzione di capienza che rispetti i vincoli paesaggistici sono progetti interessanti. E’ normale che il Comune debba essere coinvolto attivamente in questo progetto. Paletti legati ai risultati? Non credo vi sia bisogno di porli. E’ fisiologico che col tempo il club possa cambiare mano. Ritrovarsi con un moderno impianto, in B o in A dove merita di stare il Palermo sarebbe l’ideale.