La storia del calcio insegna che certe sconfitte non possono che essere salutari. E quella maturata al Barbera, dopo dieci vittorie consecutive, al cospetto di un quadrato Savoia, per il Palermo lo sarà senza dubbio. Perchè, anche in un campionato come la D, apparentemente facile per una corazzata quale quella rosanero, le cosiddette passeggiate possono nascondere insidie e dunque incidenti di percorso. Già in settimana era serpeggiato qualcosa di diverso rispetto alle precedenti vigilie. La non perfetta condizione di Santana, gli infortuni di Sforzini e Corsino e la sbandierata voglia di riscatto dei campani costituivano segnali precisi. Rammarica inoltre il fatto, che la prima sconfitta in campionato sia avvenuta sotto gli occhi di Di Piazza. Negli U.S.A., certamente, il vice presidente avrebbe preferito tornarci con tutt’altro stato d’animo.
LA LEGGE DEI GRANDI NUMERI NON PERDONA
Se a questi, ci si aggiunge l’infallibile legge dei grandi numeri, il senso di inquietudine covato dal popolo rosanero non poteva che essere legittimo. E così, nella prima, vera giornata autunnale, tanto tuonò che piovve. Se non sul vero senso della parola, di certo sotto l’aspetto di ciò che è accaduto in campo. A scanso di equivoci, ma è stato sotto gli occhi di tutti, il Savoia ha meritato la vittoria. Diciamo più come un pugile premiato ai punti che per ko tecnico. Anche se, quel gancio inferto da Diakitè al 76°, con il Palermo in inferiorità numerica per la folle ingenuità di Ficarrotta, avrebbe abbattuto persino un elefante. Troppa tensione sul rettangolo verde. Il caotico arbitraggio di Calzavara poi, più che placare ha contribuito a surriscaldare gli animi dei ventidue in campo e dei 17.000 sugli spalti.
ATTACCO FLOP E MANCANZA DI FOSFORO
Ad un primo tempo caratterizzato da risse e da fasi di gioco concitate più che da nitide occasioni da gol, è seguita una ripresa altrettanto bloccata e muscolare. Una ripresa in cui al Palermo è soprattutto mancato l’apporto di uomini troppo importanti nell’economia del suo gioco. Con Ficarrotta e Felici privi del solito argento vivo, e Martin a corto fosforo, per i rosa il Savoia è diventata una montagna difficile da scalare. Ben disposto in campo, aggressivo, infallibile nella tattica del fuorigioco. L’undici campano ha praticamente stretto in una morsa i padroni di casa, finendo per innervosirli.
I GUANTONI IMMACOLATI DI PRUDENTE
Un quarto d’ora più sei di recupero, per un totale di una ventina di minuti per rimontare con l’aggiunta della possente spinta dei tifosi. Nulla da fare: nonostante Santana gettato nella mischia, quell’uomo in meno per i ragazzi di Pergolizzi ha finito per pesare come un macigno. Prudente non ha dovuto sporcare i guantoni e anzi è stato Fallani, subentrato a Pelagotti a evitare il 2-0 con un intervento prodigioso sul solito Diakitè. Osuji infine grazia il Palermo sparando fuori solo davanti il portiere.
NESSUN DANNO IN GRADUATORIA
Sul piano della classifica nessuno danno. I rosanero rimangono a più 9, non più soltanto sul Troina, perdente a Licata, ma anche su Biancavilla e Acireale che nel derby etneo si dividono la posta. Adesso sette giorni per riflettere in attesa di riprendere a marciare in quel di Palmi.
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