Ospite molto gradita di questa rubrica, che ormai possiamo considerare un virtuale ritrovo rosanero, dove settimanalmente si registra un piacevole e qualificato via vai di grandi e nostalgici tifosi del Palermo, è Caterina Bruno. Personaggio che non ha certo bisogno di presentazione, per via delle tante stagioni calcistiche in cui è stata speaker dello stadio. Una “voce” tuttora rimasta nelle orecchie, ma soprattutto nel cuore, di tante generazioni di tifosi rosanero. Diversamente dai racconti di chi l’ha preceduta, la sua prima volta alla Favorita è cronologicamente legata prima che ad una partita di calcio… ad un microfono.
TUTTO EBBE INIZIO COSI
Il ruolo di annunciatrice delle formazioni nella cabina radio dello stadio della Favorita non nasce casualmente ma alla base c’è un preciso antefatto – premette subito Caterina e prosegue -. Fine anni ’70, inizi anni ’80, si era in pieno boom delle prime radio e televisioni private dove lavoravo con notevole seguito. Debbo il mio inizio di speaker alla chiamata di Renzo Barbera , alla successiva conferma di Gaspare Gambino, succedutogli alla presidenza della Società e alla forte condivisione della scelta da parte di Erminio Favalli che, appese le scarpe di calcio al chiodo, era passato dal terreno di gioco alla scrivania. Presidenti e direttore sportivo che, avendomi notata appunto in televisione, mi scelsero, attratti dalla mia voce e dalla mia presenza. Per la “storia”, – completa il ricordo Caterina – inizialmente affiancavo Aldo Fleres già in postazione in veste di annunciatore. Lui leggeva la formazione della squadra ospite, io quella del Palermo. Un bel giorno, improvvisamente, la dirigenza non ha più voluto che ad annunciare fossimo in due ed hanno tenuto solo me. Microfono dello stadio – conclude orgogliosa – quindi conquistato, lo posso ben dire, solo ed esclusivamente per meriti miei“.
NEL CUORE DUE GRANDI FIGURE
Domanda di prammatica, chiedo alla mia simpaticissima interlocutrice, che ringrazio per la cortese disponibilità, chi tra il lunghissimo elenco di calciatori, tecnici, dirigenti rosanero, che negli anni sono “passati” dalla sua ugola le è rimasto particolarmente nel cuore. La sua non è una risposta, è una frustata: “ TUTTI! Ma – aggiunge non senza un pizzico di commozione – due nomi non posso non farli: i più importanti per me sono stati Renzo Barbera e Gianni De Rosa. Come non essere particolarmente legata alla figura del Presidentissimo, un gentiluomo, tra l’altro “compare”, in quanto mio testimone di nozze. E la moglie Giuliana è commare di Salvatore ( Geraci, stimata “firma”del Corriere dello Sport ndr). Posso poi non ricordare – continua Caterina – un calciatore (De Rosa, ndr) che in campo ci ha regalato emozioni indimenticabili? Eravamo strettissimi amici di famiglia. Quante cene seduti allo stesso tavolo, quanti giochi insieme in allegria nelle hall degli alberghi sede dei ritiri. Ero e sono molto amica della moglie Manuela, un’amicizia meravigliosa. Gianni fa parte di una rimpianta generazione di giocatori: Frison, Magherini, Silipo, Di Cicco, Lopez, De Stefanis, Montesano. Ne cito solo pochissimi, che nel corso della loro più o meno lunga permanenza a Palermo mai misero solco tra loro stessi e la tifoseria rosanero, anzi amiconi proprio con tutti. Oggi purtroppo non è più così.”
CONCLUSIONE
Salgo idealmente su una macchina del tempo che mi porta indietro proprio in quel periodo: è il primo pomeriggio di una domenica in cui il Palermo gioca in casa. Per strada tantissimi tifosi che si avviano in direzione stadio: sciarpe al collo, berrettini in testa, bandiere al vento, tutto rigorosamente rosanero. Grande è l’animazione lungo Viale del Fante: bagarini vocianti in azione senza fudda, stessu prezzu ‘u popolare; code interminabili agli ingressi: oh, picciotti, senz’ammuttari (capita nella calca che qualche portafoglio cambi proprietario). Manca tanto all’inizio ma l’attesa è spasmodica: amunì ca sta cuminciannu. Ragazzini soli e senza biglietto alla pietosa ricerca di un “padre putativo”: signò lei, ci rici ca sugnu so figghiu e mi fa tràsiri? “Portoghesi” di professione per vizio o necessità alle prese con modi e maniere per entrare a sbafo; folklore assicurato anche da improvvisate bancarelle che vendono di tutto. Il prima della partita è già di per se uno spettacolo. Finalmente arriva il dopo: “spalti gremiti in ogni ordine di posti”, tanto per dirla alla Sandro Ciotti; il tifo è alle stelle, gli altoparlanti dello stadio diffondono la squillante, trascinante e coinvolgente voce di Caterina Bruno che legge le formazioni. All’annuncio di quella del Palermo potenti gli “olè ” degli spettatori tra un nome e l’altro. Squadre schierate in campo, l’arbitro fischia, inizia la partita. Fine del viaggio. Scendo dalla macchina del tempo tenendo ben stretti i tanti ricordi di quando il “Barbera” si chiamava “Favorita”.
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