Nella stagione 2003/2004, a Palermo, quella spada dalla roccia non gli riuscì di tirarla fuori. L’anno successivo invece, la estrasse con forza per la gioia del popolo giallorosso. Re Arturo Di Napoli fu sfortunato ma comunque amato all’ombra del Monte Pellegrino, tanto che i suoi tifosi non ne digerirono la cessione a fine campionato. Lui, che di quel primo tentativo verso la gloria del Palermo di Zamparini fu uno dei massimi artefici. Fu il forte Lecce di Bojinov e Vucinic, al Via del Mare a imporre lo stop a Nedo Sonetti e ai suoi ragazzi. Molti dei quali, come lo stesso Di Napoli, travasati dal Venezia al club di Viale del Fante.
IL RISCATTO SULLO STRETTO
“Pazienza”, avrà pensato l’attaccante milanese, “vorrà dire che, sempre con questa maglia ci riproverò l’anno prossimo”. Un proposito che, a sorpresa, considerato il campionato giocato da assoluto protagonista, sfumò in estate. Perchè, nei programmi di quella proprietà che di lì a poco avrebbe scritto le più fulgide pagine della storia rosanero, evidentemente Di Napoli non rientrava. E fu così, che, alle soglie dei trent’anni, con una valigia piena di voglia di riscatto, quel calciatore cresciuto nelle giovanili dell‘Inter prese il treno per Messina.
TRASCINATORE TRA I GIGANTI
Ad accoglierlo Bortolo Mutti e un organico pronto a stupire, condizione ideale per dimostrare al Palermo e al suo presidente l’errore commesso. Una squadra, quella rosa, che intanto era stata assemblata con l’imperativo di centrare la promozione. Plasmata per metà da Silvio Baldini e per l’altra da Guidolin, Corini&Co. erano talmente forti da dominare un campionato più simile ad una A2 che alla B. Eppure, tra quei carri armati che rispondevano al nome di Napoli, Torino, Fiorentina, Genoa, Verona, Atalanta, Bari, Catania e Livorno, sorprendente fu il campionato disputato dal Messina.
IL BOMBER DI PROVINCIA
Il “bomber di provincia“, con i suoi 19 gol fu uno dei principali artefici del miracolo giallorosso. Che, l’anno successivo per poco non venne bissato. 9 le reti con cui Di Napoli trascinò il Messina al settimo posto in A, proprio alle porte di una storica qualificazione in Uefa. Oggi, sapere per quale squadra farà il tifo in vista del derby di domenica è come chiedergli se si vuol bene più a mamma o a papà.
ROSA IN D INACCETTABILE
“Non avrei mai pensato di vedere i rosa in quarta serie – ammette ai microfoni del gds -, mentre per quanto riguarda il Messina ormai ci si è fatta l’abitudine. La squadra messa sù dall’attuale proprietà è forte e non dovrebbe avere problemi a centrare l’obiettivo, anche se nel calcio non bisogna mai dare nulla per scontato. Sono compiaciuto nel constatare che Santana stia facendo bene e conosco Sforzini, un attaccante davvero forte per la categoria.”
CHE NOTTE AL CELESTE
“Riguardo il recente passato, impossibile dimenticare la tensione della gara promozione giocata in un Celeste – ricorda – pieno come un uovo. Finì 0-0 e fu una festa per ambedue le tifoserie, estremamente corrette e soddisfatte. Un Aneddoto? Accardi che mi prendeva in giro per il cerchietto raccomandandomi di stare attento alle gambe, e io che gli rispondevo che gli avrei fatto un paio di tunnel durante la gara”.
L’AUGURIO FINALE
“Auguro ad ambedue i club le massime fortune e vinca il migliore. Impensabile fare il tifo per l’una o per l’altra. Ho amici sia a Messina che a Palermo e ricorderò sempre con affetto quando, al ritorno da Lecce, i tifosi rosanero fecero di tutto per non farmi cedere”