Quanta distanza può colmare l’amore? Credeteci, amici di Rosanero Live: un sentimento così grande non conosce alcun confine. E questo nostro articolo, che racconta una bellissima storia “d’amore a distanza“, certifica che un legame passionale è praticamente impossibile da recidere. Quante volte, magari dai cittadini di Palermo, sentiamo dire: “Andare allo stadio? No, preferisco restare a casa!” Ognuno, ovviamente, prende le decisioni che vuole: in Italia, fino a prova contraria, esiste la libertà per ogni singolo individuo. Però, cari tifosi, fermatevi a riflettere un momento sulla grande ricchezza che possedete: vivere a Palermo e poter usufruire al cento per cento della presenza dei rosanero. C’è chi non ha questa piccola fortuna ma, nonostante questo, ha sottoscritto l’abbonamento allo stadio pur vivendo e lavorando in Mali, stato dell’Africa. Alfredo Lo Cicero, l’abbonato al Renzo Barbera più distante dal capoluogo siciliano, è l’esempio concreto di quanto si possa amare una squadra di calcio.
ALFREDO LO CICERO: STORIA DI UN TIFOSO A DISTANZA
Premessa più che doverosa: la nostra redazione ha “scovato” Alfredo Lo Cicero che, per adesso, risulta essere l’abbonato rosanero più lontano da Palermo. Se qualcuno avesse da dire qualcosa in contrario, può tranquillamente contattarci per farci piantare la bandiera palermitana ad una distanza superiore dal Mali. Ma chi è questo tifoso che ha sottoscritto, per puro amore, l’abbonamento allo stadio pur vivendo e lavorando in Africa? Ma soprattutto: come è finito nel continente africano?
Alfredo Lo Cicero è il direttore di un programma di sviluppo socio-economico con impatto ambientale per la creazione di lavoro di circa 1000 giovani di due regioni in Mali, Segou e Mopti, ad alta influenza terroristica. Lavora per una Ong, in collaborazione con la cooperazione tedesca, mentre i fondi sono dati dall’Unione Europea. È arrivato in Mali circa un mese fa dopo esser stato ben due anni in Burkina Faso. Un profilo davvero interessante. Quindi, bando alle ciance: ecco cosa ci ha raccontato il tifoso abbonato più distante da Palermo.
L’INTERVISTA
La prima domanda è d’obbligo: cosa pensi del nuovo corso del Palermo? Dall’esterno cosa si percepisce?
“Ben venga il nuovo corso. L’era precedente aveva mostrato tutti i limiti di una visione sportiva ed imprenditoriale. Si è disperso un patrimonio emotivo, sportivo ed economico incredibile, con un solo colpevole: Maurizio Zamparini. La città ed i tifosi avevano bisogno di normalità, di un presidente tifoso, e di una vera programmazione. Poco importa se si parte dalla D. L’amore e la passione per la maglia non conoscono, almeno nel mio caso, le categorie. Mirri mi piace. Un gentiluomo che ricorda molto lo zio Renzo Barbera, con una visione imprenditoriale molto moderna e l’approccio umano di chi pensa prima di tutto alla città ed ai suoi tifosi”.
Vivi e lavori in Mali ma hai comunque sottoscritto l’abbonamento: cosa ti ha spinto a farlo? Possiamo definirlo un “amore a distanza” il tuo?
“Sono vent’anni che lavoro come direttore programmi di sviluppo per le organizzazioni internazionali in Paesi in via di sviluppo. Anche quando salimmo in A mi abbonai al Palermo pur vivendo ad Haiti. Si chiama senso di appartenenza, per una maglia, per la sua storia, e per la città. Oggi mi sono abbonato in gradinata, settore C. Ho potuto vedere le prime due partite in casa prima di cominciare la nuova missione in Mali, dove dovrei restare per almeno due anni. Mi sono abbonato per dimostrare fiducia incondizionata a questa società e perché, sebbene lontano 4000 km da casa, voglio immaginarmi al Barbera ogni volta che il Palermo gioca. Chissà se sono l’abbonato più lontano (dopo Di Piazza?). Per fortuna mi sono abbonato anche a Eleven Sport. E non ne perdo una”.
Ultima volta allo stadio per vedere il Palermo? Hai un ricordo indelebile legato al Renzo Barbera?
“I ricordi al Barbera sono tanti. Talmente tanti che faccio fatica a trovarne uno speciale. Rivedo ancora ora quel lontano Palermo – Udinese del 1978, quando varcai con mio padre i gradoni dello stadio, Vito Chimenti in campo. E poi il Palermo di Gasperini, De Stefanis, De Rosa, Lopez e Montesano. Ma se devo scegliere un ricordo che mi lega al Palermo Calcio, scelgo il campetto di terra nel campo profughi di Al Ahmari, a Ramallah, Palestina. Era l’anno 2004. Dopo una riunione di lavoro mi soffermai a vedere dei ragazzini giocare a calcio. Uno di loro, facendo gol esultò mimando il gesto di Toni. Lì capii, emozionato, che il Palermo era diventato grande, anche per il resto del mondo”.
Quanto è difficile stare così distanti dalle proprie radici? Per un siciliano non è mai semplice abbandonare la propria terra…
“Non è facile lasciare Palermo, ma è meraviglioso vivere il mondo. Stare a lungo in Paesi dove poche persone andrebbero. Conoscere le culture più lontane, parlare con gente che ha sempre tanto da raccontare e da insegnare. Come me anche la mia famiglia che mi segue ha intrapreso questo percorso. Le mie figlie parlano almeno due lingue, e sono molto più cittadine del mondo di quanto lo sia io. E se mi viene un po’ di nostalgia, preparo una teglia di arancine fatte in casa, e tutto passa”.
Due anni e mezzo in Burkina Faso, ora il Mali: manchi da tanto da Palermo, come vedi la situazione della città da fuori?
“Amo la mia terra. Ma provo una grande rabbia quando torno a casa. Penso che noi palermitani non siamo all’altezza di tanta bellezza. Potremmo vivere, e bene, di solo turismo, avendo un patrimonio storico unico al mondo. Eppure molte strade sono colme di rifiuti, anche per la mancata educazione di tanti palermitani, che pretendono servizi senza rispettare le regole. Noi a Palermo non viviamo. Sopravviviamo”.
Ringraziandoti per questa bella chiacchierata, ti pongo gli ultimi quesiti: questo Palermo riuscirà a tornare in Serie C? Ti sei ripromesso, lavoro permettendo, di venire al Renzo Barbera?
“Sì, il Palermo vincerà questo campionato, con almeno 7 punti di vantaggio sulla seconda. E te lo dico ora che abbiamo appena perso in casa contro l’Acireale. E non si fermerà alla C. Infine, quest’anno non so se riesco a tornare al Barbera prima della fine del campionato. Con un gruppo di amici storici ci siamo riuniti in gradinata e mi piace pensare che siano li, la domenica in casa, a pensarmi tra di loro, e perché no, a sfottermi pure. Questo mi fa immaginare d’esserci sempre. Ed il prossimo anno, l’abbonamento si conferma. Ovunque io sia. Forza Palermo”.