Totò Borgese: allo stadio tra emozioni, ghiaccioli, panelle e promozione

Mario Oddo ci racconta la prima volta allo stadio dell'attore Totò Borgese

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All’elenco dei soci onorari del nostro virtuale ritrovo rosanero, come mi piace classificare questa rubrica dove grandi tifosi e tifose settimanalmente tornano con i loro ricordi sul passato del Palermo, oggi con lo stesso grande piacere con cui ho ospitato quanti l’hanno preceduto aggiungo Totò Borgese, popolarissimo batioto (o villabatese), artisticamente parlando di consolidata fama ma anche di precoce fame, come scopriremo più avanti.

UNO STADIO CHIAMATO DESIDERIO

Ed ecco che Totò affronta il tema della prima volta allo stadio con una narrazione che non si può dire non contenga dei passaggi davvero singolari: Sono andato allo stadio da piccolissimo, potevo avere 8-9 anni. Entrato alla Favorita mi sono letteralmente fermato. Ero bloccato ad ammirare principalmente la folla, il tifo, gli ultras. Ad ascoltare tra curva nord e sud l’invio e il rinvio di messaggi, diciamo, in colorito frasario sicilian-popolare. E ancora, occhi per i venditori ambulanti tra gli spalti con i loro lanci di ghiaccioli di massima precisione a lunga distanza verso il tifoso acquirente (prima però i picciuli).

In quel momento parente di San Tommaso, toccavo non con mano ma con sguardo stupito quello spettacolo del cui fascino avevo sempre sentito parlare ma che nella realtà non avevo mai vissuto. Si realizzava finalmente un mio desiderio. Oggi non ricordo a quale partita allora ho assistito. Ero talmente preso da tutto quello che si svolgeva intorno che gli avvenimenti sul terreno di gioco che il resto mi passò quasi inosservato.

TAPPE GUSTOSE DI AVVICINAMENTO

Totò Borgese

Allo stadio sono andato con persone più grandi di me – ricorda con precisione Totò -. Uno di questi era mio fratello, prodigo, per quel senso di protezione tipico del fratello maggiore, di attenzioni. Del tipo mettiti ccàstatti ‘o latu a miadammi ‘a manu. Ora a me quelle raccomandazioni, in particolare quella di dare la mano, mi dava fastidio perché mi creavano ansia. Mentre io volevo vivere in piena libertà, senza condizionamenti, quelle emozioni che fino ad allora avevo solo immaginato. Ma debbo a tanta bella compagnia il lungo percorso di avvicinamento allo stadio, che fu caratterizzato da tappe obbligatorie. Intendo gastronomiche – precisa divertito Totò – tappe alle quali non potevo rinunziare. La prima, un panino con la milza, salomonicamente diviso con mio fratello. La seconda, un immancabile mezzo pipitone, a breve intervallo un sacchetto di arachidi. In continuazione un coppu ‘i luppini e, tappa conclusiva prima di entrare allo stadio. Potevo resistere all’ultima tentazione rappresentata da un invitante pane con panelle e crocchè? Certo che no! In prossimità dell’ingresso mi chiedevo se ero andato allo stadio per vedere la partita o pì mangiari”.

TROJA E CHIMENTI IDOLI E MODELLI

Tanino Troja

Domanda puntualmente e immancabilmente rivolta a chi è gradito ospite di questa rubrica: anche a Totò Borgese chiedo chi tra i giocatori del Palermo del passato gli è rimasto maggiormente nel cuore. La risposta è istantanea e motivata. “Tanino Troja e Vito Chimenti, giocatori tecnici e fisici, di qualità e di quantità, capaci, come pochi nella storia del Palermo, con le loro giocate, con i loro goal, di entusiasmare la platea della Favorita. Confesso che ho avuto entrambi come modelli – continua – quando in campionati dilettantistici, da giovane, ho giocato nel ruolo di modesto attaccante. Ma è su momenti legati alla fantastica promozione in serie A del 2004, dopo oltre 30 anni di snervante attesa, che per concludere Totò torna volentieri.

“Mi rimane – sottolinea commosso – un cimelio celebrativo che custodisco gelosamente, ricevuto a suo tempo dalla Società. Su esso campeggiano, su fondo rosa, i 10 spillini distintivi della lunga, gloriosa e spesso tormentata storia del Palermo.

E dovete sapere ancora – aggiunge raccontando un curioso aneddoto – che all’inizio di quel campionato feci una promessa. Se il Palermo fosse tornato in serie A alla partita decisiva per la promozione, io sarei andato rigorosamente vestito da Gigi, promessa – conclude soddisfatto – che poi ho puntualmente mantenuto”. 

Per chi non lo conoscesse, Gigi è un piccolo e vivace personaggio da lui creato, nella fortunata e popolarissima trasmissione televisiva per bambini “Gigi e la maestra”. Supportato brillantemente, ma anche sopportato, dalla bella e brava (la maestra) Daniela Cutrò.

CONCLUSIONE

Totò Borgese
Totò Borgese

Totò Borgese, poliedrico, eclettico, duttile, flessibile… Doti tutte in uno. E’ notoriamente personaggio multiforme nei suoi cangianti ruoli di attore, cabarettista, autore musicale, presentatore, intrattenitore. Un suo solo essere non risulterà mai mutevole, quello di grande, appassionato e fedelissimo tifoso rosanero. Ma Totò, oltre alle citate e riconosciute qualità, possiede un vero e proprio dono di natura, una straripante simpatia. Non c’è occasione, privata o artistica, in cui non la dimostri tutta. A questo punto, fatemi passare una ipotesi di pura fantasia: se tutta la simpatia che sprigiona si potesse improvvisamente trasformare in energia elettrica, bimestralmente riceveremmo dall’Enel una lettera con la seguente comunicazione: in questa fattura, grazie a Totò Borgese, non c’è niente da pagare.

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