Iglesias (in Eccellenza come allenatore-giocatore), Bagheria, Cephaledium, Sancataldese, Panormus e Gattopardo. Basta dare un’occhiata su Wikipedia, per capire quanto bene conosca la D, nelle vesti di allenatore, Maurizio Miranda, ex roccioso difensore palermitano anni 80’/90′. Travolti da fiumi di commenti, spesso dettati più dalla pancia che dalla testa, riguardo l’attuale momento dei rosa è prezioso ascoltare pareri di chi è competente in materia.
NON CREDO A PRESSIONI LEGATE AL LUOGO DI NASCITA
Intervistato da Rosanerolive, Miranda tiene subito a chiarire la sua posizione riguardo le presunte, maggiori pressioni della piazza sugli allenatori palermitani. “Non credo sia così. Quando le cose vanno male la contestazione colpisce duro chiunque, a prescindere dal luogo di nascita. Il momento è un po’ delicato, l’ampio vantaggio si è assottigliato in quattro cinque partite, ma sono situazioni che nel calcio ci stanno. L’importante è essere ancora primi e in piena corsa. Bisogna soltanto guardare avanti con fiducia”.
Dismettendo i panni del tecnico, e indossando quelli del tifoso, che idea si è fatto del Palermo della rinascita
“Qualche dubbio sinceramente ce l’ho – ammette Miranda -, più che altro per la rosa allestita, che non mi sembra del tutto adeguata per un torneo come la D. Avrei preso giocatori forti sì, ma di categoria, perché la quarta serie non si conquista tanto cercando giocate di fino o spettacolari quanto con fame, voglia di vincere e cattiveria agonistica. Per fare un esempio, pur considerando il Palermo più forte del Savoia, i campani mi sembrano più esperti per la categoria. La conoscono a fondo e le tante stagioni disputate sono un punto a loro favore. L’auspicio è che il Palermo, alla lunga faccia valere il suo indiscutibile maggiore tasso tecnico.”
MODULO ALLA ZEMAN PER SEGNARE DI PIU’
“Può sembrare un paradosso, ma considerata la forza e l’esperienza del pacchetto offensivo, credo che sia quasi inaccettabile l’avere segnato così poco. Penso che si tratti di una situazione un pò ambigua dettata dal modo in cui gioca la squadra ma anche delle caratteristiche dei propri giocatori.” Miranda, che nella carriera di calciatore è stato allenato da Zdenek Zeman a Licata e a Foggia, in tal senso ha idee chaire. “Ognuno ha il suo credo calcistico, il mio, essendo stato fortemente influenzato da quello del boemo è fortemente orientato ad un approccio offensivo. Se dispongo di una squadra forte, di giocatori validi lì in avanti, cercherò di dettare il gioco, anche rischiando di espormi a pericoli in difesa. Non riuscirei a speculare sull’episodio o sul golletto di vantaggio fino a fine gara. Ma ripeto, ogni tecnico sviluppa nel tempo una personale impostazione tattica ed è gisto che porti avanti le proprie idee.”
PERPLESSITA’ E SPERANZE
“Nell’area dell’ex campo nomadi ci andavo a giocare quando ero bambino e mi allenavo quando militavo nel Palermo. C’erano sette campi – ricorda Miranda -, uno in erba, quattro in terra battuta e anche un campo da baseball. Tornando a oggi, a prescindere da quale sarà l’area scelta, nutro perplessità. Non credo che il Comune deliberi di punto in bianco la costruzione del centro sportivo. Il fatto che non si sia approdati a niente negli anni passati non mi fa essere ottimista. Resto fermo sull’idea che la squadra rosanero meriti di avere una casa tutta propria dove potere svolgere gli allenamenti”.