Nei giorni scorsi ha fatto discutere la questione relativa all’ex campo rom in Favorita, circa l’idea di Mirri di convertirla in cittadella sportiva. Palermo però è una città storicamente piú che problematica nell’aprirsi. Nonostante Pan Ormós ( tutta porto, in greco classico) sia l’origine del nome, un nome di ampia apertura.
DIFFICILE COMUNICAZIONE
Palermo è una città in cui politica e burocrazia hanno sempre mostrato un quasi categorico rifiuto ad aprirsi alle novitá, allo svilluppo ed alle istanze e proposte di modernità che altrove sono benedette ed incoraggiate. Nello sport, in tutto ció che è dotare la cittá di strutture moderne e funzionali perché tutto va sempre in tilt? È mai possibile che in questa città, burocrazia e amministrazioni di vario ordine e grado susseguitesi nel tempo giungano sempre al medesimo risultato di negare il via ad ogni opera? È possibile che ogni centimetro di suolo cittadino abbia vincoli immodificabili o induscutibili per sempre? E che su questi temi non si possano mai neppure discutere e proporre modifiche o varianti?
RICORDATE LA STORIA DEL MAXI SCHERMO?
A supporto dell’insensata rigidità della nostra burocrazia, sapevate per esempio che nel nostro stadio abbiamo due cartelloni elettronici incastrati tra le curve perchè quando Zamparini ne voleva mettere uno grande sopra la gradinata, verdi e ambientalisti insorsero dicendo che il maxi screen avrebbe oltraggiato e limitato la vista del monte Pellegrino? Ma non è una barzelletta? Ma vi pare che una persona o un turista per ammirare Monte Pellegrino avesse solo il Renzo Barbera come punto di osservazione? Eppure è andata cosí e questo è il livello delle obiezioni che arrivano dai nostri governanti e amministratori ad ogni istanza di cambiamento.
RISPETTO PER LE LEGGI MA…
Nessuno vuole violare leggi e divieti ma ció che sarebbe necessario è solo del reale buonsenso. La vicenda tra Mirri e le Istituzioni locali riguardo l’ex area del campo Rom in Favorita, (anche se a nostro parere un vero centro sportivo andrebbe fatto fuori città) piú che accendere i riflettori sulle ragioni legali e amministrative non qui oggetto di analisi, solleva domande sulla storia dei rapporti in genere tra burocrazia locale ed impiantistica attinente al calcio Palermo.
NELL’ERA ZAMPARINI
Maurizio Zamparini per 16 anni a Palermo ha piú volte denunciato con rabbia ed insofferenza, l’inerzia ed indifferenza di burocrazia e autorità locali. Istituzioni ree di aprioristica chiusura circa la possibilitá di trovare il modo di dare alla città un nuovo stadio prima ed un’area idonea al centro sportivo dopo. Le ragioni sono state sempre piú o meno di ordine legale burocratico, senza mai peró offrire una reale disponibilità con la volontá di farle le opere. Mai nessuna Istituzione locale ha tentato di creare un tavolo di confronto comune. Mai ha indicato aree disponibili nelle quali si potesse dar modo di realizzare opere che sarebbero rimaste beni definitivi della città. Motivo di sviluppo per la città.
MENTALITÀ DURA DA MODIFICARE
La Sicilia o forse Palermo in particolare quindi continua a essere terra ostile al cambiamento. Se manca la volontà di fondo di dare una mano, di valutare modifiche o eccezioni di fronte a reali opportunitá di miglioramento per città e suoi abitanti, come possono mai cambiare le cose? Siamo ancora certi che poter fare grande calcio a tinte rosa nero non dipenda soprattutto dalla cecità delle Istituzioni locali? Qualsiasi amministratore moderno e illuminato crediamo che dovrebbe mettersi a disposizione. Per trovare se possibile una soluzione che soddisfi tutti, piuttosto che avvilire sul nascere ogni proposta che arrivi dall’esterno.