Un decreto regionale firmato dall’assessore alla sanità Ruggero Razza, prevede che la Regione siciliana si faccia carico delle spese sostenute dai pazienti che ricorrono alla cannabis per uso terapeutico. Ne è previsto l’uso per i trattamenti del dolore cronico, come quello associato a spasticità in pazienti affetti da sclerosi multipla, e, più in generale, per la riduzione del dolore che non risponde alle terapie farmacologiche disponibili. Si tratta comunque di farmaci galenici, preparati cioè dai farmacisti.
INTERVISTA AL PROF. FILIPPO BRIGHINA
Su questo delicato argomento il Giornale di Sicilia ha intervistato Filippo Brighina, docente di Neurologia al Policlinico di Palermo.
Finora è stata usata la cannabis a uso terapeutico in quali casi?
«Si è adoperata prevalentemente per il trattamento del dolore neuropatico, ma anche con ottimi risultati in pazienti che non rispondevano ai trattamenti farmacologici. E poi nei casi di spasticità con beneficio, prevalentemente in patologie di dolore o di eccessiva contrazione muscolare e nei malati di tumore per contrastare la nausea provocata dalla chemioterapia».
Tanti benefici, ma anche qualche rischio…
«Il primo è sicuramente l’effetto psicotropo, sopratutto nei soggetti molto giovani, perché si è visto che può interferire in alcuni processi di sviluppo neurale. Lo abbiamo riscontrato in alcuni modelli sperimentali e quindi bisogna fare molta attenzione nella somministrazione».
Ma cosa potrebbe succedere?
«Potrebbero esserci disturbi della memoria e dell’apprendimento che sono qualche volta irreversibili. Ma se si usa in modo intelligente e se necessario si può fare. Quello che è importante è l’effetto legato al Tch, che è particolarmente rischioso negli adolescenti predisposti a malattie psichiatriche perché può favorire l’emergenza di disturbi dissociatici. Se si somministrano le dosi di medicinale corrette, con la concentrazione minima, i rischi sono veramente pochi».
Si è molto dibattuto proprio su questo coefficiente dello 0,6 che separa la cannabis terapeutica da quella per uso stupefacente. Come stanno le cose?
«L’ alterazione, se vogliamo, psichica che induce la cannabis con questa sensazione particolare di rilassamento, di benessere che altera la normale capacita percettiva ne fa un farmaco a rischio proprio per il suo principio attivo».
Le associazioni di malati hanno subito avanzato una ulteriore richiesta. Allargare la platea di patologie destinatarie delle cure gratuite. Per esempio, l’epilessia. Pensa sarà possibile?
«Non bisogna demonizzare, ma serve anche molta cautela, usando il farmaco in modo intelligente. Non è così semplice. In linea di principio, è una terapia che ha un effetto sedativo e sicuramente potrebbe andare bene, ma devono essere valutate le interazioni con altre medicine già assunte dal paziente».
Insomma, non è come prendere un’aspirina…
«Esattamente, si deve fare sempre sotto consiglio medico. Se non ci sono spiragli di altre cure alternative e la cannabis può rappresentare una possibilità per chi soffre, valuteremo caso per caso».