Per Carmine Mancuso il colore rosanero da sempre sola e unica fede. Nel presentare i nomi ospitati con gran piacere in questo spazio settimanale fin dall’inizio, ometto volutamente i rispettivi ruoli professionali, artistici, politici e altri, in quanto per regolamento non scritto il solo ed unico titolo richiesto per accedere a questa rubrica è essere un “G.T.P.”, ovvero un Grande Tifoso del Palermo. E Carmine Mancuso lo è indiscutibilmente, di lungo corso e di incrollabile fedeltà. “Mai avuto nel cuore altra squadra, – è il biglietto da visita con il quale orgogliosamente ci tiene a presentarsi in premessa – ho da sempre tifato e tifo tuttora solo e soltanto Palermo”.
PICCOLA “VITTIMA” DEL CICLONE NORDHAL
“È stato mio padre, tifosissimo del Palermo, – apre così Carmine la prima pagina del libro dei ricordi – a portare me per la prima volta alla Favorita. Ero molto piccolo, avevo appena sei anni e nella impossibilità evidente di percepire compiutamente l’aspetto tecnico della partita, obiettivamente impossibile a quell’età. Essere allo stadio, seguire con gli occhi incantati quel pallone che rotolava fra le gambe dei giocatori che correvano in campo e udire i cori di incitamento dei tifosi verso la nostra squadra, ai miei occhi di bambino apparve già un eccezionale spettacolo.
Forse – osserva in una sorta di autoconsolazione postuma – non fu proprio un male la mia “incoscenza” in quel primo pomeriggio allo stadio in quanto mi risparmiò di avvertire una delusione finale dal momento che la partita si concluse con una netta vittoria del Milan (ottobre del ‘53,1 a 4, tripletta di Nordhal e Sorensen per i rossoneri e goal di Martegani per il Palermo, ndr). Un paio d’anni dopo, non più da apprendista ma da tifoso ormai formato, – prosegue Carmine – continuai a frequentare lo stadio e furono due in particolare i giocatori che con le loro prodezze alimentarono il mio giovanile entusiasmo, Ghito Vernazza e Carlo Mattrel, per me ragazzino entrambi un mito. Fortunate – osserva – le generazioni di tifosi rosanero che ebbero il piacere di vederli giocare”.
TANTI I I CAMPIONI DEL CUORE
“Da grande – continua Carmine facendo un salto in avanti – ho costantemente seguito e vissuto le altalenanti vicende tecnico/societarie del Palermo. E se debbo proprio ricordare un giorno che da appassionato tifoso rosanero più di ogni altro mi ha coinvolto emotivamente, non posso che indicare quel 24 maggio del 2004, data dello storico, quanto sospirato, ritorno in serie A dopo trentun’anni di spasmodica attesa.
Provo il classico imbarazzo della scelta – sottolinea un Carmine Mancuso in difficoltà – ad indicare quali siano i giocatori che hanno militato nel Palermo nelle successive stagioni che mi sono rimasti nel cuore. C’è sicuramente posto per Corini, Zauli, Toni, Amauri e come non riservarlo ai quattro rosanero finiti poi in nazionale, Barzagli, Grosso, Zaccardo e Barone. Potrei continuare, l’elenco non si esaurisce qui in quanto successivamente abbiamo continuato a vedere all’opera grandi campioni. Insomma a Palermo non poche sono state le sofferenze della tifoseria prima di raggiungere la massima divisione ma poi direi che l’attesa è stata ben ripagata. Però fino a un certo periodo, poi…”.
RITORNO AL PRESENTE
Torniamo brevemente al presente in forma del tutto virtuale. Simbolicamente consegno a Carmine Mancuso tre gettoni telefonici vintage e lo invito ad utilizzarli chiamando in Società il presidente, il tecnico ed un giocatore del Palermo. Le loro segreterie telefoniche dopo il segnale acustico hanno registrato i seguenti messaggi.
GETTONE NUMERO 1
“ Pronto Presidente Mirri, debbo sinceramente farle i miei complimenti; effettivamente ha fatto e sta facendo il possibile con le limitate risorse economiche di cui dispone e la scarsità di investitori disposti ad intervenire. Ci ha ridato la certezza di rimanere comunque nel calcio e di risalire dal basso la china sperando innanzitutto di poter raggiungere questa sospirata promozione in serie C. Dimenticavo: per poi andare ancora oltre naturalmente!”.
GETTONE NUMERO 2
“Pronto, Pergolizzi, la chiamo per suggerirle di sensibilizzare di più la squadra su alcuni aspetti tecnici a mio giudizio, e non solo, carenti. Noto che i giocatori del Palermo quasi mai tirano da fuori area. Spesso e volentieri hanno la tendenza a intestardirsi, a fraseggiare in area con grandi difficoltà, a concludere, preda come sono degli arcigni difensori avversari. Dovrebbero inoltre essere in grado di sfruttare meglio calci d’angolo e punizioni. Le raccomando, mister, lavori in questa direzione più che può, intensamente, sulla testa e sulle gambe dei giocatori”.
GETTONE NUMERO 3
“Pronto, Silipo. Spendo questa possibilità di mandarti un messaggio per dirti che vari sono stati i motivi per cui ho accolto la tua venuta al Palermo. Il primo perché sono certo che per la formazione tecnica che ti porti dalla scuola romanista di provenienza, nel corso del campionato darai una grossa mano ai tuoi compagni di squadra. Il secondo per un motivo sentimentale. Un omonimo del grande Fausto, capitano rosanero degli anni ottanta, idolo particolarmente di noi tifosi over–anta, corsi e ricorsi, torna a vestire la maglia rosanero. Il terzo, perchè con quel tuo eurogoal segnato al tuo debutto al Barbera mi hai fatto rivivere un momento di serie A. Quando Cavani, anch’egli al debutto, segnò quella meravigliosa identica rete da fuori area alla Fiorentina che fece esplodere lo stadio.
Andrea, il credito del gettone sta per esaurirsi. Velocemente ho il tempo di una esortazione: vedi di segnarne spesso di goal non necessariamente spettacolari come quello. Ma, ancora più importante, fai rotolare il pallone spesso nella porta avversaria”.
Mario Oddo – [email protected]