Quando in estate è nato il nuovo Palermo, uno dei nomi di prestigio scelti ad agosto dalla dirigenza fu quello di Edoardo Lancini. Un difensore con un curriculum niente male per la serie D, perchĂ© ha giocato piĂ¹ di 70 partite in serie B, e avrebbe potuto anche giocare in serie A, se fosse rimasto con il Brescia.
L’HA CERCATO ANCHE IL CATANIA PER LA SERIE C
Poteva diventare un giocatore del Catania, come racconta in questa intervista concessa a Repubblica: «Mi ha cercato Pietro Lo Monaco. Ma aspettavo ancora un’offerta dalla serie B e in particolare dall’Entella di Boscaglia. Poi il 10 agosto mi ha chiamato Castagnini, che avevo già avuto a Brescia, e mi sono tuffato in questa esperienza. Non è stato facile perché ci sono le due categorie di differenza rispetto alla B, ma una piazza come Palermo si prende in considerazione a prescindere dalla categoria. Aveva ragione Sagramola quando mi disse che a Palermo mi sarei sentito un calciatore vero».
POTEVA ANDARE IN A CON IL BRESCIA
Lancini avrebbe potuto giocare in serie A con il Brescia, ma in quella societĂ aveva perso tante motivazioni, benchĂ© avesse anche una proposta di rinnovo. «A Brescia forse oggi giocherei in A. Corini mi ha sempre detto che potevo fare parte del progetto – ha spiegato il difensore rosanero -. Ăˆ stato lui a suggerirmi di staccarmi da Brescia perchĂ© mi avrebbe fatto bene». Poi ha aggiunto: «Giocare a casa propria non è mai facile, ci sono pregiudizi, sei il primo capro espiatorio per tutte le colpe e magari non ne hai così tante. Volevo uscire da questo sistema viziato. I fischi li accetto. Il problema è avere pregiudizi e mi sentivo bloccato. Volevo ripartire da zero e puntare tutto sulla mia credibilità ».
IL CALCIO Ăˆ LA SUA PASSIONE
Ma cosa avrebbe fatto Lancini se non avesse giocato a calcio? «Non saprei – ha risposto -. Il calcio è la mia passione. Sono diplomato geometra, ho fatto i primi tre anni di mattina a scuola poi in campo per l’allenamento. Non riuscivo piĂ¹ a conciliare gli impegni sportivi e gli ultimi due anni li ho fatti di sera. La mattina palestra con la prima squadra, poi il pomeriggio in campo per l’allenamento e alle 18 a scuola fino alle 23, ero sempre stanco. PerĂ² oggi dico grazie ai miei genitori che mi hanno fatto finire la scuola. Il calcio è la mia vita, ma loro hanno contribuito a farmi rimanere con i piedi per terra».
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