Rispolverato e messo in bacheca, proprio come si fa con quegli oggetti forse un pò troppo frettolosamente relegati in soffitta perchè ritenuti superflui. E invece, da qualche settimana a questa parte, il 32enne Juan Mauri da Realicò, in Argentina, ha conquistato definitivamente la fiducia del suo allenatore. Martin e Martinelli, imprescindibili perni di centrocampo attorno ai quali far giostrare via via i colleghi di reparto, sembravano chiudere, per caratteristiche, le porte al fratello maggiore del più famoso Josè. E invece, complici infortuni e scelte prettamente tattiche, ecco che Pergolizzi è tornato a “vedere” il numero 26. In merito al suo più costante utilizzo, intervistato da TRM ecco le sue dichiarazioni.
SENZA PAURA, SIAMO IL PALERMO
“Siamo il Palermo – esordisce Mauri -, e se abbiamo paura possiamo tornare a casa. Di contro, con la giusta cattiveria non ce n’è per nessuno. Stiamo disputando un gran torneo, ma il difficile deve ancora venire. Il girone di ritorno è sempre più complicato di quello d’andata. E poi, contro di noi, si sa bene che le squadre corrono cento volte di più. Sta alla nostra volontà e intelligenza sapere interpretare al meglio le partite”.
MEGLIO ALLORA CHE ADESSO
“Il Savoia? Squadra forte che ci darà filo da torcere fino alla fine. Ma non dobbiamo temere nessuno se non noi stessi. Perdere contro di loro ci ha danneggiati dal punto di vista delle nostre convinzioni – prosegue Mauri -, in quanto venivamo da ben dieci vittorie di fila. E’ normale porsi qualche domanda. Comunque, ritengo sia stato molto meglio perdere allora che non alla fine. Essere campioni d’inverno è un titolo che mi interessa relativamente, dal momento che se poi non centri l’obiettivo tutto viene vanificato”
QUI’ SI CORRE E SI MENA
“Questo è un campionato sfiancante, dove si gira a mille e si mena. I campi sono spesso piccoli e in sintentico, e questo non è un bene per le squadre più tecniche come la nostra che devono necessariamente adeguarsi. Anche a Marina di Ragusa – ammette Mauri – è stata la stessa storia: campo piccolo, troppe palle in aria, palla sgonfia e due tre tocchi al massimo senza possibilità di imbastire azioni in velocità.”
CON MARTIN NO PROBLEM
“Il mio desiderio è quello di giocare ancora, anche se non nego che avere disputato la mia terza partita in cinque mesi non ha contribuito a farmi dare il massimo. Mi mancano ancora i minuti sulle gambe, e quando è entrato Martin al mio posto – rivela Mauri –ho potuto tirare un sospiro di sollievo. Con il francese, che ho imparato ad apprezzare, non c’è problema. Apparrentemente siamo simili come posizione e modo di giocare, ma, se è il caso, seguendo le direttive del mister possiamo tranqiullamente convivere. I rigori? Al contrario di Floriano preferisco non guardare il portiere. Calcio sempre lì, facendo finta di incrociare il tiro, e fino ad ora è andata bene”.