Gli investigatori della Guardia di Finanza stanno indagando su un giro di usura scoperto recentemente a Palermo. Tutto parte dalla denuncia di un commerciante ex titolare di un bar molto conosciuto della zona di via San Lorenzo. Stanco di pagare centinaia di migliaia di euro di interessi, ha deciso di rivolgersi alle Fiamme Gialle. Il risultato è stato l’arresto di due imprenditori edili di San Cipirello, Santo Sottile e il figlio Alessandro, accusati dalla Procura di gestire un giro di usura che sfiora i 5 milioni di euro.
INCONTRI ALLA DAMIR
Nel corso degli interrogatori, il commerciante vittima degli usurai, ha parlato di un appuntamento con i Sottile alla Damir. Durante il quale si sarebbe parlato delle condizioni del prestito a strozzo. Come è noto la Damir, specializzata in cartellonistica pubblicitaria, è gestita dalla famiglia Mirri. Così come la squadra del nuovo Palermo che sta ricominciando la sua avventura nel calcio dalla serie D, dopo la sciagurata fine della proprietà Zamparini.
L’INTERMEDIARIO
A fare da intermediario tra i Sottile e la vittima, sarebbe stato Giuseppe Ingrassia, che nei resoconti della finanza viene definito come un impiegato tuttora della Damir, e che risulta indagato per concorso in usura. Il proprietario del bar ha raccontato agli investigatori che trovandosi in difficoltà economiche, ne aveva parlato con l’Ingrassia. Questi gli avevano indicato i Sottile, che a suo dire, sicuramente avrebbero risolto il problema del prestito di denaro. Quindi avrebbe organizzato il primo contatto tra i presunti strozzini e la vittima, che si sarebbe svolto nel deposito della ditta dei Mirri, che comunque hanno spiegato di essere stati del tutto all’oscuro della vicenda.
LA POSIZIONE DEI MIRRI
La Damir, l’azienda di proprietà della famiglia Mirri si è dichiarata estranea ai fatti. E in merito agli incontri tenuti dall’Ingrassia con altri indagati all’interno dei magazzini della stessa ditta ha precisato: «Mai stati a conoscenza dei fatti». Inoltre i Mirri hanno tenuto a dichiarare di non aver mai avuto alcuna informazione in merito alle indagini che vedono coinvolto l’Ingrassia. Infine, in merito a questa persona, a loro dire non è mai stato nè un dipendente, nè un collaboratore, ma che ha avuto in passato rapporti con loro in quanto fornitore e cliente.
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