L’Opera Pia Cardinale Ernesto Ruffini presieduta dall’arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, gestiva centri per anziani, bambini e disabili. Nonostante l’ente ricevesse i soldi dai finanziamenti pubblici, nell’ottobre del 2017 ha annunciato di essere sull’orlo del fallimento e ha licenziato 42 dipendenti, con molti stipendi arretrati, mai percepiti da quest’ultimi. In un primo momento era stato chiesto ai dipendenti una riduzione dell’orario di lavoro e di conseguenza una riduzione dello stipendio, al fine di non essere licenziati.
Per più di un anno si sono succeduti incontri con le rappresentanze sindacali e i lavoratori; si è perfino tenuto un tavolo presso la Prefettura e tutte le istituzioni coinvolte. Nel luglio 2017 l’istituto di credito Tesoriere (Monte dei Paschi di Siena), ha deciso di bloccare l’anticipazione di cassa a causa degli ingenti deficit maturati anno per anno, e di porre le condizioni per la ripresa dei rapporti finanziari per l’equilibrio del bilancio.
L’azione di risanamento del bilancio, come già prospettato da molti mesi alle parti sociali e ai lavoratori, poteva risanarsi con la riduzione proporzionale dell’orario di lavoro dei dipendenti (sei ore settimanali su trentasei) che prevedeva, di conseguenza una riduzione dello stipendio. Una soluzione che non è stata accolta dalla maggior parte dei lavoratori. Si è così arrivati alla dolorosa soluzione della chiusura dei servizi con il conseguente avvio del licenziamento di tutti i dipendenti dell’Opera Pia Ruffini.
ARS
Giorno 5 febbraio gli ex dipendenti dell’Opera Pia Ruffini, hanno manifestato per portare un messaggio al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e a Monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e presidente dell’ipab: “Ricordate l’opera Pia Ruffini?
Ottenendo dall’Ars un incontro in presenza di Monsignor Lorefice e del presidente della Regione Nello Musumeci per capire perché non sia stato nominato il componente rappresentante della regione nel consiglio di amministrazione dell’Opcer e cosa si può fare del patrimonio immobiliare dell’Opera Pia Ruffini che è stata creata per i servizi sociali della città e quindi pubblica.
Ecco però che si è verificato l’ennesimo rinvio delle udienze di ricorso.
“NON PERDIAMO LA SPERANZA”
Ernesto Bellitteri, sindacalista dell’Opera Pia Ruffini racconta a RNL:”Durante l’audizione dell’Ars del mese scorso e l’incontro avuto all’ufficio di gabinetto del presidente Musumeci abbiamo chiesto di poter intercedere con il Vescovo Monsignor Lorefice, presidente dell’opcer, al fine di chiudere definitivamente questo strano caso di licenziamenti collettivi del personale con diritto di pubblico impiego, per far pagare quanto stabilito dal tribunale esattamente un anno fa (il risarcimento di 18 mensilità), affinchè si potesse andare in pensione pagando ognuno i contributi mancanti e anche, -dichiara il sindacalista- se è possibile, tentare per la ricollocazione, o per il reintegro degli stessi lavoratori, ormai una quindicina, all’interno dell’Opera Pia”.
“L’Opera Pia continua l’attività di ipab dopo aver chiuso alcuni servizi ed essersi disfatta del personale, rigorosamente assunto tramite concorso pubblico –ricorda Bellitteri- ancora oggi siamo fermi, nessuna somma, precedentemente stabilita e promessa, è arrivata nelle tasche degli ex lavoratori, ho cercato di smuovere e sensibilizzare tutte le parti in causa…ma ancora non ci sono risultati. Noi comunque non perdiamo la speranza e la fiducia nelle istituzioni“.
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