I casi di aggressione al personale medico, a Palermo e provincia, complice un più accurato sistema di sorveglianza sembravano essere diminuiti. Da un pò di tempo però si registra un’impennata. In particolare, considerato il rapporto abitanti strutture, sono le U.S.L di Bagheria a indossare i panni di veri e propri ring pugilistici. Questa volta, a subire la furia di due giovani è un medico del Pte della cittadina a pochi chilometri dal capoluogo. Recatisi al pronto soccorso per una ferita da arma da taglio alla mano di uno dei due, in poco tempo la situazione è degenerata. Causa, il consiglio da parte del professionista di predisporre il trasferimento tramite 118 all’ospedale Civico nel reparto di chirurgia plastica. Il taglio aveva provocato una possibile lesione al tendine e la sutura da sola non sarebbe stata sufficiente a curare il paziente.
CONSIGLIO NON APPREZZATO
Esami clinici più accurati che, invece di essere accolti come dovuto, hanno letteralmente accesso gli animi dei due esagitati. I giovani hanno iniziato ad urlare e inveire contro il medico e gli infermieri che si trovavano nel centro di soccorso. Da lì sono passati alle mani aggredendo e schiaffeggiando il medico. La loro fuga nel tentativo di fare perdere le tracce tuttavia, grazie al servizio di video sorveglianza potrebbe non servire a nulla. Gli agenti del commissariato di Bagheria che hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza e sentito e testimoni di quanto accaduto stanno indagando per risalire agli aggressori.
NULLA E’ CAMBIATO A DISTANZA DI UN ANNO
Nel pomeriggio del 26 gennaio dello scorso anno, un altro brutto episodio, capitato sempre a Bagheria, fece scaturire un appello al ministro della Salute e ai parlamentari. L’impegno fu un disegno di legge al Senato sulla sicurezza degli operatori sanitari. Allora, presso la guardia medica, fu il medico di turno, Alessandra Pizzo di 31 anni, a subire la violenta aggressione di una donna. La colpa era quella, secondo la ricostruzione, di non averle passato al telefono, come da sua richiesta, il pediatra della stanza attigua. Le minacce iniziali sarebbero velocemente evolute in un feroce attacco verbale, quindi in una aggressione fisica. A distanza di un anno poco o niente è cambiato.