La strana domenica senza calcio per l’emergenza Coronavirus

L'epidemia impone la rinuncia alla normalità anche per i tifosi

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È una domenica surreale, quella di oggi. Avremmo voluto parlare di calcio, di Palermo, e di mimose da regalare alle nostre donne, in questo otto marzo che non dimenticheremo mai. Ma oggi parlare di calcio e di feste è inopportuno. Tutto è sospeso, giustamente, il paese è in piena emergenza e ognuno di noi deve dare un contributo, fare qualche rinuncia, a partire dalla normalità dei riti della domenica del tifoso. Qualcuno sta pagando un prezzo particolarmente alto, chi sta male, i medici e gli infermieri impegnati negli ospedali, ma anche i commercianti e i gestori di locali pubblici che stanno vedendo messo a repentaglio il loro futuro. Per questo, il calcio è il meno.

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UNA STRANA DOMENICA SENZA CALCIO

Ferma la Serie D, si gioca a spizzichi e bocconi nelle serie superiori, per l’ennesima dimostrazione di incapacità di chi governa il mondo del pallone di prendere decisioni nette, anche costose e impopolari. Avrebbero dovuto fermare tutto, ma invece… Troppi interessi da scontentare, evidentemente, e il resto, per loro, passa in secondo piano. In questo pomeriggio non ci si mette davanti al televisore per guardare il Palermo in trasferta a Corigliano, come avremmo voluto tutti, ma per seguire l’evolversi delle notizie sull’andamento dell’epidemia, sull’esodo di tanti meridionali dalle zone “chiuse per virus” dal governo verso le regioni di origine, con tutti i rischi che ne derivano, alimentando angoscia e incertezza.

Qualcuno si distrarrà con i recuperi della serie A, altri faranno la pennichella, per non pensare troppo a un’attualità che fa paura. Una domenica strana, dove non manca chi nonostante tutto c’è chi prova a alimentare polemiche calcistiche inutili e davvero dilettantesche contro il Palermo e il suo presidente. Il calcio è sospeso, almeno in serie D, non si sa quando potrà riprendere, anche a porte chiuse. La passione è come la sete che porta a cercare sempre una fonte dove bere per placarla. Ma, per adesso, bisogna farne a meno.

È il sacrificio richiesto al tifoso, che è sempre un cittadino di questo paese, la partita è la rinuncia che siamo chiamati a sopportare, anche chi scrive per un sito che si occupa di calcio, del Palermo e al quale viene a mancare la materia prima per pubblicare notizie e sopravvivere a sua volta. È una domenica strana, surreale e assurda, e forse non sarà l’unica. Siamo chiamati a resistere, a fare il nostro dovere seguendo le indicazioni delle autorità di governo e sanitarie, per farci trovare pronti e tornare a sventolare le nostre bandiere rosanero, quando si tornerà alla normalità. Perché tornerà la normalità, anche se nulla sarà come prima.