Lo sfogo di un poliziotto penitenziario: “Si sono dimenticati di noi”

Lo sfogo di un poliziotto penitenziario a seguito degli episodi che si sono registrati nelle diverse carceri italiane negli ultimi giorni

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Da sabato 7 marzo in molte carceri italiane ci sono state proteste e rivolte innescate dai detenuti. In pochi giorni dieci di loro sono morti, secondo le autorità, per overdose dopo aver rubato farmaci nelle infermerie. A Foggia una settantina di persone sono evase, e una ventina è ancora a piede libero. In diversi istituti le proteste procedono, e in alcuni casi i detenuti stanno occupando varie sezioni. I feriti sono molti, e tra loro ci sono anche degli agenti di polizia penitenziaria. Uno scenario che sembra quello di un prison movie, con tanto di calcinacci e pietre ben nascoste nella cella dei detenuti in fuga.

penitenziaria

FILO ROSSO

I motivi delle rivolte sono diversi e sono, in tutte le carceri, le stesse. Hanno a che fare sia con la nuova situazione di emergenza che sta riguardando l’Italia in questo momento, sia con le situazioni che vivono gli istituti da anni. Uno strano filo che lega la paura del contagio con la rabbia nei confronti delle misure adottate dalle autorità.

Il provvedimento preso dal Ministro prevede il divieto di colloqui familiari e di permessi premio. La decisione ha scatenato la rabbia dei detenuti e dei familiari di quest’ultimi, i quali hanno pensato che fosse l’ennesima limitazione dei propri diritti.

LO SFOGO: ORDINE E SICUREZZA

“Siamo uno dei pochi corpi di polizia perennemente in guerra, anche in tempi di pace. Ordine e sicurezza (queste sono le parole chiave), NOI CI SIAMO SEMPRE, quando c’è da intervenire noi andiamo, è un lavoro che molti non conoscono. -si sfoga un poliziotto penitenziario- Quello che facciamo noi, fino a qualche giorno fa non si sapeva. C’è il carcere, ci sono i detenuti e stop. Invece non è così, ci sono anche le persone che ci lavorano dentro, noi, insieme ai medici e molti altri. Quando succedono questi eventi si parla solo ed esclusivamente dei detenuti, dei loro familiari, dei loro diritti e all’ultimo, se si ricordano, ci siamo anche noi“.

“Tutti si preoccupano solo della salute, della vita e dell’incolumità del detenuto, si sono dimenticati di noi

LE SENSAZIONI IN MERITO ALLE PROTESTE DEGLI ULTIMI GIORNI

“Le sensazioni quando è accaduto il fatto sono state quelle di preoccupazione, amarezza , sconforto, paura e nello stesso tempo autostima fra gli appartenenti al Corpo – continua il poliziotto – ad affrontare l’evento con professionalità e dedizione, al di là dei rischi che il caso comporta. -prosegue-. Siamo sconfortati per l’epidemia che c’è in atto e preoccupati che da un momento all’altro una sommossa, magari anche più accentuata, possa ripetersi. Noi ci preoccupiamo sempre per le nostre famiglie, stando fuori ed in queste condizioni, vuoi o non vuoi, un  minimo di percentuale di pericolo c’è”.

MANCATA TUTELA DALL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA

“Non ci sentiamo tutelati dai vertici dell’amministrazione penitenziaria, non a caso sono state chieste le dimissioni del capo del dipartimento, dalle OO.SS e anche da una parte della politica.

Non abbiamo il giusto equipaggiamento per le sommosse, quello in dotazione in forma ridotta è obsoleto. Al momento a livello regionale c’è confusione per l’utilizzo delle mascherine, in alcuni istituti il personale della Polizia Penitenziaria le utilizza, in altri no, per non creare allarmismo ai detenuti. Abbiamo chiesto disposizioni in tal senso”

SORVEGLIANZA DINAMICA

“La politica della vigilanza dinamica è una cosa che è stata attuata negli ultimi periodi per alleggerire la pena di detenzione dei carcerati. I detenuti vengono lasciati liberi, senza controllo, noi ci siamo, ma senza poter fare nulla. Se succede qualcosa, loro sono soli, vedasi gli episodi avvenuti a Modena e a Rieti.
Da noi la vigilanza dinamica non è così aperta come in altri istituti, -sottolinea il poliziotto penitenziario- all’orario apriamo le celle e loro stanno dentro la sezione aperti. Anche se ci sono i cancelli esterni chiusi ti ritrovi, da solo, con circa 50 detenuti liberi”.

“Sono un poliziotto penitenziario, ma sotto la divisa c’è un uomo”

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