Dopo la notizia dell’operaio del cantiere navale positivo al coronavirus, abbiamo sentito Lorenzo Giordano R.S.U., R.L.S. (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), nonchè Segretario Provinciale dell’U.G.L. metalmeccanici.
GIORDANO, QUAL È LA SITUAZIONE DEL CANTIERE NAVALE?
“La situazione è quella che temevamo. Era un pericolo che avvertivamo già dalla settimana scorsa. C’è un contagiato, un positivo al coronavirus. È un operaio di una ditta dell’indotto di Fincantieri il cui padre – a sua volta – sarebbe in gravi condizioni. Per il resto siamo obbligati ad utilizzare il condizionale perchè sono ancora notizie ufficiose. Abbiamo anche visto circolare nomi di altri operai, ma per questo attendiamo l’ufficialità dell’azienda.”
QUALI ERANO LE PROBLEMATICHE DA ATTENZIONARE MAGGIORMENTE?
“Il precedente decreto prevedeva la possibilità di spostarsi per lavoro con l’autocertificazione, così al cantiere navale è arrivata gente da tutta Italia. Doveva anche arrivare una nave ancora da inaugurare con cinquecento dipendenti a bordo, ma fortunatamente hanno capito che non era il caso. Tra l’altro ci sono delle lavorazioni che sulla nave non possono rispettare il protocollo della distanza, ci sono spazi angusti, lavori da fare in coppia. Molto difficile rimanere indenni.”
QUALE LA REAZIONE DI FINCANTIERI ALLA POSITIVITÀ DELL’OPERAIO?
“Fincantieri intanto ha comunicato quindici giorni di ferie collettive, anticipando di fatto le ferie di agosto. Nessuna sigla sindacale ha firmato questo accordo. Confidiamo nel decreto “Cura Italia” di prossima pubblicazione per ottenere la cassa integrazione. Successivamente l’azienda ha fatto tutte le successive opere di sanificazione ma il cantiere navale è grande e quotidianamento vi orbitano circa 1.500 persone: difficile ricostruire tutti i passaggi dell’operaio contagiato.
COME SI ERA COMPORTATA L’AZIENDA IN TERMINI DI PREVENZIONE?
Onestamente Fincantieri aveva messo in atto tutte le misure necessarie per prevenire l’accaduto, anzi. Aveva accolto positivamente tutte le richieste di noi lavoratori. Ma il cantiere “ospita” giornalmente mezzi e persone da tutto il mondo: era veramente difficile, in queste condizioni, riuscire a rimanere fuori dalla problematica legata al coronavirus. La questione principale è proprio il numero di persone che ogni giorno orbitano al cantiere navale: diciamo che, per la legge dei grandi numeri, era facilmente prevedibile che succedesse.”
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