Pagano, e anche in maniera salata, l’endemica disfunzione, a Palermo, di un servizio: quello della rimozione dei rifiuti dalle strade. Quando c’è da lanciare battutine salaci o, peggio, invettive, gli operai della RAP ex Amia sono tra i bersagli preferiti dei palermitani. In tempo di coronavirus però, per tanti di loro è giunto il momento di alzare la voce. Di rispondere, per le rime, a tutti quei concittadini e non, pronti, senza mezzi termini a tacciarli per scansafatiche. Il motivo? Risale agli albori dell’emergenza in atto, quando, a dire il vero legittimamente, gli impiegati della partecipata comunale chiesero la dotazioni di presidi adeguati (mascherine, gel igienizzanti e guanti) per lo svolgimento delle loro mansioni. Da: “A menza scusa vuonno” al più dotto :”ci mancava il coronavirus per interrompere un servizio di per sè inadeguato”, la condanna per loro è stata pressochè unanime.
Questa volta però, a ribellarsi, nonchè a farsi portavoce di tanti colleghi, ci ha pensato il signor D.C. Raccogliamo il suo sfogo direttamente da un suo post su Facebook:”Sono incazzato nero: la notte noi operatori ecologici della RAP usciamo a svolgere il nostro dovere, cercando di farlo nella migliore maniera possibile,cercando di tenere Palermo pulita e di non farla affogare nella spazzatura creando ulteriori disagi e cosa vedi: gente che si nasconde dietro le finestre con i telefonini in mano pronti a riprendere un tuo minimo errore per poi postarlo sui social. A queste persone dico:affacciatevi nei balconi per applaudirci invece di criticarci, prenderci a sassate. Noi corriamo rischi 365 giorni l’anno perché raccogliamo spazzatura e siamo sempre a contatto con batteri e virus e talvolta senza nessuna protezione. Meditate gente e fatevi un bell’ esame di coscienza”.