Situazione drammatica per tutta la popolazione italiana, in queste settimane, anche da un punto di vista economico. A essere colpiti dall’emergenza coronavirus sono soprattutto i commercianti, costretti a chiudere le proprie attività.
La nostra redazione ha contattato telefonicamente i fratelli Elabed, Alessandro e Saber, proprietari di due ristoranti pizzeria presenti in via Emerico Amari: Al Magnum e Amari ristorante. In questo difficile periodo è importante anche cercare di capire quale sia la situazione di chi si è ritrovato costretto ad abbassare le saracinesche della propria attività commerciale.
LA RABBIA DEI COMMERCIANTI NEI CONFRONTI DELLO STATO
A parlare è Alessandro, che ci spiega quale sia il loro stato d’animo: “Siamo molto arrabbiati perché avevamo degli investimenti in corso e ci aspettavamo da parte del governo, con le manovre finanziarie, un aiuto concreto a commercianti e imprenditori. Il 5 marzo dovevamo pagare l’affitto dei locali; non lavorando già da due settimane e avendo chiuso giorno 8 marzo, non abbiamo avuto possibilità di pagare l’affitto. Il 5 aprile si dovrà pagare, nuovamente, l’affitto. Non ci siamo mai ritrovati impossibilitati a pagarlo“.
Le responsabilità del governo, secondo Alessandro: “A noi hanno dato il 60% del canone d’affitto come credito d’imposta, pur non avendo alcun debito da recuperare durante l’anno. Per chiarezza, il credito d’imposta è qualsiasi credito che il contribuente vanta nei confronti delle casse dell’erario dello Stato e che può essere utilizzato per compensare eventuali debiti e per il pagamento delle imposte. Ma se io, realmente, non ho debito, perché devo avere questo credito d’imposta? E inoltre, adesso, devo pagare gli affitti e mi chiedo: perché questo credito d’imposta non veniva dato ai proprietari dei locali? Se lo avessero dato al proprietario, in questo momento di crisi, io avrei dovuto sborsare un importo inferiore per l’affitto. Un altro aspetto lampante: perché tutti i parlamentari non si tagliano gli stipendi fin quando non finisce la crisi?“.
CRISI ECONOMICA DEVASTANTE QUANTO IL VIRUS
Alessandro Elabed prosegue così il suo sfogo: “In Cina sono stati bloccati affitti e imposte. Noi non abbiamo nemmeno un euro per mangiare. Dobbiamo pagare le tasse e abbiamo messo i dipendenti in cassa integrazione ma ci ritroviamo senza alcuna entrata. Dove sono i 25 miliardi di euro di cui parlano? A mio parere non ci sono perché non li stiamo vedendo“.
“La voce dei commercianti è questa perché nei prossimi mesi ci saranno molte più vittime per l’economia in crisi. Noi stiamo decidendo di riaprire e lavorare con l’asporto. Mio fratello in cucina e io a girare per le abitazioni. Abbiamo decine di migliaia di euro di investimenti, dimostrabili, per non parlare degli assegni fatti. Siamo in una situazione surreale non sapendo nemmeno quando finirà. Per questo ho detto a mio fratello: apriamo, lavoriamo per pagare le tasse e mangiamo con la spesa che si fa per il ristorante“.
LO SFOGO DI TANTI COMMERCIANTI
L’intervento di Alessandro termina parlando anche della solidarietà nei confronti della sua categoria: “Questo non è solo il mio sfogo ma di tanti commercianti che conosco, che piangono al telefono. Spero solamente che questa situazione possa migliorare il prima possibile perché stiamo, davvero, vivendo una situazione tragica. Ma sono del parere che lo Stato la potrebbe rendere meno tragica, intervenendo in maniera concreta, magari agendo con immissione di denaro. L’Europa stessa potrebbe far circolare più denaro da destinare all’Italia e a tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea“.
“Per non parlare delle spese di ognuna delle nostre famiglie: bollette, mutui di casa, finanziamenti di qualsiasi tipo. Io posso restare a casa, ma se ci sono solo uscite economiche e nessuna entrata, come faccio? L’aiuto concreto sarebbe stato quello di fornire un aiuto economico a tutti quanti, soprattutto ai commercianti. Dobbiamo bloccare il Paese? Va bene, ma blocchiamo anche gli affitti e le tasse per tutti. Le cose sono due, mi dispiace dirlo anche per le vittime: moriremo per il coronavirus oppure moriremo per lo Stato“.
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