La comunità scientifica comincia ad interessarsi alle influenze climatiche sulla pandemia cinese. Guido Silvestri, professore ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, ha dato un parere sull’argomento. «Continuano a esserci indizi, non prove – ha detto -, che i danni della pandemia di Covid-19 possano almeno in parte attenuarsi con l’arrivo della primavera con la sua temperatura più alta. In questo senso sarà importante seguire l’andamento dell’epidemia. Tenendo d’occhio l’Africa, l’America Latina e il Sud-Est Asiatico, in particolare la Malaysia, l’ Indonesia, le Filippine, l’India e il Bangladesh. E forse anche l’Italia del Sud».
ANCHE BURIONI È D’ACCORDO
Recentemente anche il virologo Robero Burioni, in una intervista ha suggerito l’ipotesi che con l’innalzamento della temperatura, le goccioline virali evaporano più in fretta. Perdendo quindi d’intensità. Del resto ai tempi della Sars, alla virulenza della diffusione invernale fece seguito una veloce dissolvenza tra primavera ed estate. Inoltre gli scienziati concordano in maniera pressoché unanime, che la bella stagione incoraggia le nostre difese immunitarie. Innalzando quindi naturalmente la soglia di sbarramento contro l’intrusione degli agenti patogeni.
L’INFLUENZA DEL TASSO DI SMOG, TEMPERATURA MEDIA E UMIDITÀ SULL’AGGRESSIVITÀ DEL VIRUS
Inoltre si stanno moltiplicando le ricerche sul rapporto che la proliferazione del virus ha con il tasso di smog, la temperatura media e l’umidità dei luoghi nei quali la diffusione e l’aggressività sono maggiormente dannosi. Le zone più a rischio sono quelle nelle quali le temperature medie oscillano tra i 5 e gli 11 gradi e l’umidità tra il 47 e il 79%. E guarda caso la Lombardia, la regione che sta accusando le conseguenze peggiori, ha una media di temperatura di 9 gradi, salita a 11 in questo sciagurato periodo, e un’umidità tra il 68 e il 75. Esattamente come le condizioni che si sono registrate nell’epicentro cinese di Wuhan.
IL CENTRO-SUD ITALIANO PRIVILEGIATO
Premettendo che ogni virus viaggia anzitutto nelle cellule degli organismi che contagia, e che in questo senso purtroppo in genere non fa troppa distinzione di latitudine e longitudine, sembra che il coronavirus per svilupparsi meglio prediliga una specie di zona “confortevole” con le caratteristiche a lui più congeniali, al di fuori della quale stenta a manifestare la sua carica micidiale. Questo potrebbe spiegare non già la sua assenza, perché ormai si è presentato dappertutto, ma la lentezza e il minor vigore che caratterizzano l’avanzata della pandemia nelle zone con una temperatura più alta, come nel centro-sud italiano.
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