Haitam Aleesami a gamba tesa sul vecchio Palermo Calcio. Il calciatore norvegese non ha lesinato critiche nei confronti società siciliana fallita, parlando della sua esperienza negativa con i colori rosanero. L’attuale atleta dell’Amiens (Ligue 1) è sceso in campo con la maglia della squadra del capoluogo siciliano per 90 volte, segnando un goal nei suoi tre anni di permanenza nell’isola (2016-2019). Dopo il fallimento del club, il Nazionale della Norvegia si è accasato nella società francese.
ALEESAMI: “IN TANTI FUMAVANO…”
Ecco le parole di Haitam Aleesami rilasciate al portale “Get French Football News“:
“Volevo andarmene dopo la prima stagione. Già dopo 6 mesi dissi che non avevo trovato ciò che mi aspettavo e che non era professionale quanto stava accadendo. Il primo anno abbiamo avuto tre o quattro direttori sportivi e cinque diversi allenatori, il che vuol dire anche cinque diversi staff tecnici. Non abbiamo mai avuto un vero gruppo e se non hai un gruppo non sarai mai in grado di vincere. Zamparini? Anche se aveva buone offerte, non mi ha voluto vendere. Diceva che voleva riportare la squadra in Serie A, ma poi…”
Passaggio sul fumo: “Non faccio nomi, ma in tanti fumavano. E mi riferisco a giocatori. Ricordo il mio primo giorno a Palermo. Ho pranzato con i compagni in hotel e poi ho visto 7/8 giocatori uscire sul balcone con i tecnici a fumare. Andai da Hiljemark e gli chiesi se erano fisioterapisti o tecnici. E lui mi ha risposto ‘Ah no. Benvenuto in Italia, ti ci abituerai’. E 5 minuti prima di scendere in campo, vedevo che c’erano sempre gli stessi lì a fumare… Anche nell’intervallo capitava che un paio corressero a fare due tiri se l’allenatore concedeva 5 minuti. Ed io pensavo, tutto questo è assurdo”.
Il gioco in Italia: “É un po’ più lento e tattico, ma l’ho trovato anche più difficile. Devi essere intelligente e paziente, devi giocare sempre per la squadra. In Francia, soprattutto se giochi da ala o da attaccante, sei più libero e se perdi la palla dieci volte su dieci non ci sono problemi. Se lo fai in Italia, la partita successiva non la giochi. Qui in Francia è tutto diverso. Razzismo? In Italia dicono che si tratta di ignoranza, che non c’è razzismo. Se uno inizia a gridare, poi lo fanno anche altri. Ho sentito più cose ignoranti che razziste”.
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