Gli anziani ospitati nella casa di riposo “Aurora” di via Emerico Amari, vivevano in un vero e proprio regime di terrore. Come riportato dall’Ansa, l’amministratrice Maria Cristina Catalano e altre cinque dipendenti sono finite in carcere. Per loro accuse di maltrattamenti ai danni di anziani, bancarotta, riciclaggio e autoriciclaggio. Nell’ospizio lager le telecamere piazzate di nascosto dai militari della Guardia di Finanza, in due mesi hanno registrato un campionario di crudeltà , maltrattamenti e violenze inaudite nei confronti di anziani inermi. Venivano picchiati con calci, schiaffi, colpi di scopa, perfino legati alle sedie per impedire loro di muoversi.
VIOLENZE FISICHE E PSICOLOGICHE
Oltre alle violenze fisiche agli “ospiti” della casa di riposo erano riservati anche insulti e inoltre erano sottoposti a continue mortificazioni psicologiche. Una anziana che si lamentava era aggredita con epiteti come : «Sei una schifosa, devi dire che fai schifo», accompagnati dalle immancabili percosse fino a costringere la poveretta a ripetere «Basta, faccio schifo…», e a schiaffeggiarsi da sola pur di fare cessare quella persecuzione insopportabile. Altre minacce per un ‘altra: «Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, cosi la smetti. Devi stare zitta, muta, devi morire, buttare veleno…»
IL CINISMO DELL’AMMINISTRATRICE
Gli investigatori che hanno indagato sulla casa di riposo lager, stanno svolgendo ulteriori accertamenti sulla morte di un’anziana morta il 15 marzo scorso. Un’altra degente avrebbe perfino tentato il suicidio lanciandosi dal balcone pur di sfuggire alle sevizie dei suoi aguzzini. Ecco il commento dell’amministratrice della casa di riposo in occasione del soccorso prestato inizialmente alla degente, poi deceduta: «Ti dico che io in altri periodi avrei aspettato che moriva perché già boccheggiava…lo ripeto fosse stato un altro periodo non avrei fatto niente, l’avrei messa a letto e avrei aspettato. Perché era morta».
IL COMMENTO DEL GIP
Non a caso il Gip che ha emesso l’ordinanza ha segnalato “l’urgenza di interrompere un orrore quotidiano” evidenziando come “l’indole criminale e spietata degli indagati impone l’adozione della custodia cautelare in carcere ritenuta l’unica proporzionata alla gravità e alla immoralità della condotta e l’unica a contenere la disumanità degli impulsi”.
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