L’emergenza coronavirus sta penalizzando tanti strati sociali, fra questi i commercianti palermitani. La punta dell’iceberg della loro sofferenza è documentata da questi due casi limite, emersi nei giorni scorsi. Uno è quello di Marco Di Giovanni, proprietario di un negozio di abbigliamento in via Malaspina, che è rimasto con 20 euro in tasca dopo che la banca gli ha addebitato la rata del mutuo. Nell’altro caso invece, Giacomo Ferruggia, titolare di una friggitoria al Cassaro, ha potuto tirare avanti anche grazie alla solidarietà che ha ricevuto dai suoi vicini di bottega.
L’INIZIATIVA DELLA CONFCOMMERCIO
Dopo che si sono verificati questi casi, dalla Confcommercio è partita una iniziativa per dare la possibilità agli associati che si sono ritrovati in serie difficoltà economiche a causa dell’emergenza coronavirus, di poter ricevere aiuto, con la massima discrezione. Basta mandare una mail a [email protected] con nome, cognome indirizzo, numero di telefono ed età dei componenti del nucleo familiare. Il contenuto della mail viene girato alla Caritas che prende contati con chi ha presentato la richiesta, per consegnare i beni di prima necessità, dalla spesa ai farmaci.
IN MOLTI HANNO RACCOLTO L’APPELLO
Sono in molti quelli che hanno chiesto aiuto. Chi ha figli, chi aspetta ancora il contributo di 600 euro, e nel frattempo ha dovuto pagare affitto e fornitori. Patrizia Di Dio, la presidentessa di Confcommercio, ha detto a Repubblica: «Sono numeri che parlano da soli. Quando abbiamo attivato la rete di solidarietà, non mi aspettavo che la situazione fosse così grave. Noi non sappiamo né chiediamo a chi scrive che tipo di attività svolga ─ ha continuati la Di Dio ─. Lo racconta solo chi vuole, e dai messaggi che abbiamo ricevuto abbiamo visto che l’emergenza abbraccia tutti i settori, dall’abbigliamento alla ristorazione».
VENTI COMMERCIANTI PALERMITANI HANNO CHIESTO AIUTO
In soli dieci giorni, scrive Repubblica, venti commercianti palermitani hanno chiesto aiuto alla Caritas per un pacco di spesa. Confcommercio non ha dubbi: «Se non prendiamo provvedimenti urgenti sarà una strage». L’attuale situazione la spiega Francesco Carnevale, presidente dell’associazione via Roma e componente di Assoimprese: «Quello che non si dice ma che tutti sanno è che il 90 per cento dei commercianti lavora con assegni postdatati, quindi assegni che sono stati incassati quando i negozi erano già chiusi. L’unico aiuto dl governo è stato quello di impedire i pignoramenti se non ci sono giacenze nei conti, ma chi aveva un minimo di liquidità è rimasto a zero».
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