Il tempo a volte è il miglior medico. Placa il dolore e ci aiuta a guarire le ferite, altre volte no. Perché nonostante sia passato un anno dalla parentesi targata Arkus Network, Palermo, per Rino Foschi, ex dirigente sportivo e presidente dell’US Città di Palermo, è ancora una cicatrice aperta.
Foschi, ai microfoni di tuttomercatoweb torna a parlare della vecchia società rosanero e del controverso rapporto con i Tuttolomondo nei giorni che hanno preceduto la non iscrizione della squadra al campionato di Serie B.
PALERMO FRA EUROPA E SERIE A
Il duo Zamparini-Foschi riuscì a togliersi tante soddisfazioni, fra piazzamenti in Europa, sold-out di abbonamenti e plusvalenze da capogiro. Lontano perfino da quella Serie B, che fino a un anno fa stava stretta alla città e che adesso invece sembra quasi un miraggio. Insomma, lontano da quei momenti di gloria dalle mille sfumature rosanero. “La Serie A, l’Europa, la rabbia per essere andato via, poi il ritorno e l’addio dopo venti giorni. E poi l’ennesimo ritorno in tempi più difficili. Quando penso al mio lavoro – confessa Rino Foschi – penso in rosanero. Certo che tornerei, anche in categorie inferiori la risposta è scontata e d’altronde lo è sempre stata, perché Palermo è un’altra cosa, non ha nulla a che vedere con le altre esperienze lavorative. A livello affettivo mi ha dato tantissimo”.
SE AVESSI AVUTO LE SPALLE PIU’ LARGHE IL PALERMO NON SAREBBE RETROCESSO
Ed è proprio per via di questo legame così solido con la città di Palermo che in fondo lo stesso Foschi si sente tutt’ora, a distanza di un anno, in debito con la piazza per quel senso di impotenza che ha avvertito nei giorni più bui del club, prima del fallimento. Sulla questione Arkus dice: “Non meritavo di vivere ciò che ho subito. Ho ancora le ossa rotte. Di quella gente non parlo. Se avessi avuto le spalle più larghe non avrebbero retrocesso il Palermo dopo un campionato giocato regolarmente e gli stipendi pagati. – continua l’ex ds del Palermo – Sono rimasto deluso dal Palazzo. Perché la mia squadra in campionato ha gareggiato regolarmente. Sono persino diventato presidente e ho cacciato gli inglesi che avevano fatto solo dei danni. Siamo arrivati terzi e ci hanno mandati in Serie C”.
TASTO DOLENTE: I TUTTOLOMONDO
I Tuttolomondo mi licenziarono perché non li volevo. Cercavo una nuova proprietà più solida perché li ho sempre considerati un bluff e poi i fatti mi hanno dato ragione perché il Palermo non si è iscritto al campionato. – confessa Foschi – Lucchesi aveva dichiarato che mi muovevo come un elefante tra i cristalli perché chiedevo perennemente spiegazioni sui soldi che non arrivavano mai. Ho dovuto svuotare il mio ufficio di notte perché dovevano presentare l’allenatore senza coinvolgermi. Un’umiliazione incredibile, a Palermo. Nella mia Palermo. Assurdo”.
LA TRATTATIVA PIU’ BELLA
“La mia operazione più bella? Ce ne sono tante. Mi viene in mente Luca Toni, ogni due anni cambiava società: con noi nel Palermo ha fatto cinquanta gol in due anni. E alla Fiorentina l’ho venduto alle mie condizioni. – continua – Ma di calciatori ne ho acquistati e ceduti tanti. In carriera ho avuto tre calciatori che mi hanno lasciato il segno e si tratta di Franco Baresi al Modena, Giuseppe Biava al Palermo e Damiano Tommasi al Verona: calciatori e uomini da cui ho imparato qualcosa”.
E infine una promessa, tra il serio ed il faceto: “Se vinco al Super Enalotto compro il Palermo”.
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