Sono trentamila i medici siciliani che hanno inviato una lettera dal contenuto pregno di significato in vista del 4 maggio, data della cosiddetta Fase 2. Professionisti del settore sanitario il cui messaggio è stato condiviso dalla Federazione nazionale (Fnomceo). Per una ripartenza controllata e in tutta sicurezza, i camici bianchi operanti nell’isola sono più uniti che mai. In tal senso hanno ribadito che la gestione del Covid-19 deve compiersi innanzitutto sul territorio. Questo per evitare una serrata più dolorosa della prima, picchi e nuovi focolai del virus.
IL NUOVO AVAMPOSTO CONTRO IL VIRUS
“Affinchè i medici di famiglia, i pediatri, gli infermieri, in sinergia con i dipartimenti di prevenzione, possano divenire un utile avamposto alla lotta al covid-19, vanno normate nuove modalità di gestione delle attività assistenziali”. Questo secondo i presidenti dei medici siciliani.
UN PROCESSO IMPEGNATIVO
I medici definiscono la ripartenza “un processo impegnativo“. “Per avere un vaccino ci vuole tempo e non c’è una cura precisa, ma la diagnosi oggi può avvenire più rapidamente. In questa seconda fase servono perciò test diagnostici rapidi, dai tamponi agli esami sierologici, per scongiurare casi di positività asintomatica, e nuove modalità di quarantena. Ma soprattutto serve preparare la popolazione – spiegano i medici – a una ripartenza graduale e controllata. Un nuovo inizio che può essere anche diverso tra le varie aree del territorio, con comportamenti di vita diversi non per le prossime quattro o cinque settimane, ma probabilmente per i prossimi due anni. In Sicilia, le direttive regionali hanno funzionato e salvo i pochi casi di incoscienza, la comunità ha risposto con grande responsabilità, segno di consapevolezza e buon governo nella gestione dell’emergenza”.