Le chiese restano chiuse, i vescovi siciliani: “La persona non si nutre solo di pane”

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Continua la stretta del Governo sul divieto di poter celebrare pubblicamente una messa. Nel dpcm presentato al pubblicato ieri sera, Giuseppe Conte, ha confermato la chiusura ai cittadini delle chiese anche nella cosiddetta fase 2. L’allentamento della normativa in vigore dal 4 maggio riguarda soltanto la possibilità di svolgere funerali, con massimo 15 presenti e preferibilmente all’aperto. Dopo la notizia è avvenuta l’immediata reazione della Conferenza episcopale italiana che ha dichiarato: “Non possiamo accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto, la fede deve potersi nutrire alla vita sacramentale”. Ad intervenire in supporto della Cei sono i vescovi siciliani che hanno confermato il loro disaccordo sul decreto del presidente del consiglio.

“VIOLAZIONE DELL’ARTICOLO 19”

Le figure ecclesiastiche chiedono quindi un graduale ritorno alla vita liturgica e alle attività pastorali. Con tale legge viene messo a repentaglio quanto garantito dalla Costituzione Italiana al’articolo 19. Nella nota pubblicata dai vescovi si ribadisce inoltre la distinzione “tra le responsabilità politiche del Governo, le responsabilità professionali del Comitato tecnico-scientifico e le responsabilità etico-spirituali della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana nel doveroso rispetto della propria autonomia e con l’adozione delle misure idonee a salvaguardare la salute dei cittadini”.

IL GOVERNO RISTABILIRÀ LE NORME SULLA CHIESA?

“La persona non si nutre solo di pane – si legge nel comunicato – e il suo equilibrio è frutto di una serie di relazioni, con Dio e con gli altri. Gli squilibri, per di più, penalizzerebbero anche l’ambito economico e persino la salute fisica”. Infine i vescovi della Sicilia puntualizzano l’urgenza di poter ristabilire, attraverso un rapporto di collaborazione con lo Stato, le regolamentazioni che vietano la celebrazione delle messe aperte al pubblico: “È auspicabile che in tempi brevi il Governo Italiano riavvii la trattativa con la Conferenza Episcopale Italiana per riesaminare Orientamenti e Protocolli finalizzati alla ripresa immediata della piena partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.


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