Continua la serie di scarcerazioni “eccellenti”. Dopo Bonura, Zagaria e tanti altri mafiosi che hanno lasciando il carcere in queste settimane, è tornato a casa anche Cataldo Franco, di Gangi. È un anziano, in cella da più di vent’anni. È stato condannato perché riconosciuto come uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso nel 1996, e poi sciolto nell’acido. Cataldo Franco è andato agli arresti domiciliari dopo il decreto Cura Italia, per il pericolo di contagio da coronavirus. Per capire meglio perché era in carcere Cataldo Franco, e perché stava scontando questa pena, ricordiamo brevemente il calvario del piccolo Di Matteo, vittima di un sequestro organizzato per fare tacere il padre Santino, che da pentito di mafia aveva fatto arrestare tanti mafiosi.
IL RAPIMENTO DEL PICCOLO DI MATTEO
Il rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo avvenne nel novembre del 1993, quando aveva 13 anni. Fu prelevato in un maneggio di Piana degli Albanesi da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca. I sequestratori, travestiti da poliziotti della Dia, dissero al ragazzo che lo avrebbero fatto incontrare con il padre, collaboratore di giustizia, che in quel periodo viveva lontano dalla Sicilia sotto protezione.
UCCISO NEL 1996
Giuseppe è rimasto nelle mani dei suoi aguzzini più di due anni. Nel gennaio del 1996, dopo 25 mesi di prigionia, fu ucciso su ordine di Giovanni Brusca. Lo ha deciso non appena è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, dopo un processo istruito sulle accuse di Santino Di Matteo, padre del piccolo Un’atroce vendetta contro il collaboratore di giustizia.
ANCHE NELLA MASSERIA DI CATALDO
Nel corso dei due anni di prigionia, il piccolo Di Matteo ha subìto molti spostamenti in diversi paesi della Sicilia. Nell’estate del 1994 fu “ospitato” anche nella masseria di Cataldo Franco, nelle campagne di Gangi, dove è rimasto fino ad ottobre dello stesso anno. Adesso Cataldo Franco è a casa, seppure agli arresti domiciliari.
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