Scusate, ma anche basta con il “caso Botteri“. Ne abbiamo le bacheche piene. Sì, perché sembra che in Italia, quasi, non si parli d’altro. Fossi in Conte convocherei una conferenza stampa soltanto per riprendermi la ribalta. Occhio, Giuseppì, che Giovanna da Pechino rischia di rubarti la scena.
STRISCIA E IL MAGLIONCINO INCRIMINATO
Il 28 aprile Striscia la Notizia prende in giro la corrispondente Rai da Pechino perché molti fanno notare il fatto che indossi sempre lo stesso maglioncino, o della stessa foggia, e non abbia sempre i capelli in ordine. Oggettivamente, è un fatto che tanti telespettatori dei tg Rai hanno – abbiamo – notato, ma che non dovrebbe fare notizia. Ma Striscia non è giornalismo e non si pone certi problemi. Prende un fatto o una persona e ci imbastisce su la sua ironia, la sua satira. In quel caso, era un pezzo esile esile, che non faceva nemmeno ridere. Il top della cattiveria era la allusione alle abitudini igieniche della Botteri, messa in una vasca da bagno con la colonna sonora di Gaber che canta “Quasi quasi mi faccio uno shampoo”.
Vabbè, Striscia, certe volte ci prende, altre no. Questa volta no. Soltanto che la Botteri se la prende e risponde chiamando in causa l’aspetto fisico, suo e di altre giornaliste in tutto il mondo, pretendendo maggior rispetto per il suo lavoro. Che nessuno ha preso in giro. Vuoi mettere parlare di Wuhan, Seoul, Pyongyang, Tokyo e persino Madrid dal suo ufficio di Pechino, nelle sue corrispondenze imperdibili per i tg di mamma Rai? Si è scatenato il “viva maria” di reazioni indignate, in difesa della santa Botteri, che Striscia voleva ardere sul rogo dell’irrispettosa presa in giro, come un’altra storica Giovanna, vittima di altro oscurantismo.
Dopo la pulzella di Orleans, la pulzella di Pechino, oggetto di body shaming, addirittura. Vittime perché donne, al solito giudicate per l’aspetto fisico e non per le qualità professionali. Ma dite vero? Ma vi leggete, vi ascoltate? E pensare che molti sono gli stessi che hanno preso in giro la Meloni per la sua coattaggine, Renato Brunetta per la sua statura, la Azzolina, la Santanchè, e potremmo continuare a lungo. In quei casi, indignazione zero. E’ una polemica sterile nella forma e nei contenuti. E nella filosofia di fondo.
La satira è satira e non ci possono essere “intoccabili”. Nemmeno se sono star dell’informazione. Non ci sono e non ci devono essere santuari inviolabili, censure o autocensure. E’ una polemica sterile perché molti parlano di qualcosa che non c’e’ stato, perché il “servizio” non prende in giro la Botteri per il suo aspetto fisico, ma per la sua supposta trasandatezza. Embè, dove sta l’offesa? E’ sterile perché impregnato di un “femminismo” fuori luogo, proprio perché non è stato fatto alcun riferimento alla bellezza, o al suo contrario, della corrispondente della Rai.
BODY-SHAMING AL CONTRARIO
Chi l’ha detto che non si possa prendere in giro una persona perché donna, al pari di qualsiasi uomo? Si sono scomodate le vestali del politically correct, nazionali e locali, paladine professioniste e improvvisate, della parità di genere, di quelle che citano la Leotta, praticando un body shaming al contrario, e facendo un paragone inutile e inappropriato. Ma, almeno, è venuta a molti indignati per “partito preso” la curiosità di andare a rivedersi la puntata di Striscia in questione?
Non c’è nulla di così offensivo, corrosivo, umiliante. La Botteri ha dimostrato permalosità e, se permettete, presunzione. Ha tutto questo tempo da dedicare a Striscia e a scrivere reazioni piccate? Avrebbe potuto fare spallucce e nessuno avrebbe notato la cosa. Che è diventata, invece, “affare di stato”, il Botteri-gate, scomodando sindacato, ordine, e, ovviamente una parte della politica che su queste stupidaggini si butta a pesce per lucrarne un minimo di visibilità.
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