Sarebbe rimasto molto volentieri, Rosario Pergolizzi, sulla panchina del Palermo. Le parole dell’ex tecnico rosanero rappresentano un fiume di amarezza, forse qualche rimpianto. Di certo, fosse stato per solo lui, il rapporto sarebbe proseguito. E’ quanto emerge dalle prime parole dell’allenatore dopo il divorzio con la società di viale del Fante.
“A Palermo c’è il mio cuore e sarei rimasto volentieri. Ma ora si vuole un allenatore più esperto. La piazza lo chiedeva e l’ha fatto capire. Si cerca un nome più importante – ha sottolineato Pergolizzi al Corriere dello sport – e con un passato diverso dal mio. Però, non è detto che un ‘nome’ possa di sicuro portare alla vittoria”.
LACRIME D’ADDIO
Il tecnico campione d’Italia con la Primavera rosanero ha rivelato di avere, nel tragitto fra Palermo ed Ascoli, ricevuto decine di chiamate dai giocatori con cui quest’anno ha messo a segno il sogno promozione: “Mi hanno chiamato diversi ragazzi. Alcuni hanno pianto. Ho sentito ad esempio Ricciardo, Lancini, Pelagotti, Martinelli o Floriano. Quando ti chiamano i grandi significa che hai lasciato qualcosa nella loro testa. Ho allenato una squadra di persone vere”.
Che il rapporto si fosse incrinato il tecnico ha intuito poco prima dello stop per l’emergenza covid. “Fino a gennaio non mi aspettato di non essere riconfermato – ha spiegato – ma da febbraio, quando è venuto fuori il fatto che non sapevo comunicare, ho capito che non sarei stato più l’allenatore”.
PERGOLIZZI E I TIFOSI
Quello con i tifosi è stato un rapporto turbolento. Pergolizzi spiega di non essere andato a caccia di “rivincite”: “Il mio lavoro è tirare dritto. Non ho vinto da solo ma con i miei, e sottolineo ‘miei’ giocatori, e con la società. Richieste di altri club? Forse… Adesso mi dedicherò alla famiglia e ricorderò le cose migliori di una cavalcata fantastica e le belle persone, tante, che ho incontrato. Sono arrivato con entusiasmo sono ripartito sereno, consapevole di avere centrato l’obiettivo, con l’aiuto dei giocatori e della società che mi ha messo a disposizione tutto il necessario. Non era facile, ecco perché la definisco un’impresa”.
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