Palermo, un “orgasmo simulato” chiamato promozione

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Finalmente è arrivato il “sì” del Consiglio Federale per la promozione del Palermo in serie C. Un “sì” che proietta il Palermo del sodalizio Mirri-Di Piazza dritto dritto fra i “pro”. Forza, possiamo prendere il migliore degli champagne che tenevamo in frigorigero per festeggiare… Ma festeggiare cosa?

La promozione festeggiata a Palazzo delle Aquile

PROMOZIONE? CHE SORPRESONA…

Festeggiare la promozione in serie C del Palermo è come essere felici per aver azzeccato la chiave giusta per aprire la porta di casa: una cosa di una banalità sconvolgente. Perché il  Palermo non doveva lottare per essere promosso, il Palermo doveva essere promosso. Senza se e senza ma, come dicono quelli bravi. Punto. E hai voglia a dire “sì, però poi c’è il campo, gli avversari eccetera…”. Ringraziamo, piuttosto che il campo non ci sia più stato e che sia arrivata questa benedetta promozione a tavolino. Perché diciamocelo francamente: questo Palermo, anche se dai numeri straordinari, la “remuntada” del Savoia la rischiava seriamente.

UN OBBLIGO VERSO I TIFOSI

Col cavolo che c’è da festeggiare. La compagine di questa ormai ex SSD Palermo (ora si passa ai professionisti, baby!) aveva il dovere morale – ancora prima che pratico – di garantire il passaggio al professionismo. Lo doveva agli oltre diecimila tifosi che infischiandosene della categoria avevano sottoscritto un abbonamento. Lo doveva ai supporters che hanno affrontato trasferte tutt’altro che agevoli e, perché no, anche agli operatori dell’informazione, che mai hanno smesso di fare il proprio dovere anche quando c’erano da raccontare i punti di forza del Corigliano e del Biancavilla nonché da raccontare partite appollaiati su trespoli che neanche il pappagallo di Portobello.

UN DOVERE VERSO LE ISTITUZIONI

Non solo. La promozione era un dovere anche verso le istituzioni cittadine, quelle istituzioni che quasi un anno fa avevano individuato nel progetto Mirri-Di Piazza tutti i requisiti per riportare il Palermo laddove gli spetta e che adesso possono ritirare quella cambiale tanto onerosa. E tacciano, una volta per tutte, le malelingue che parlano di bandi fatti ad hoc e corsie preferenziali. C’erano dei criteri oggettivi da rispettare e lo sono stati. Amen.

IL ROSANERO A PALAZZO DELLE AQUILE? FINALMENTE!

Non c’è molto festeggiare, ma in compenso sventola la bandiera rosanero a Palazzo delle Aquile, proprio quel palazzo nel quale qualche prode consigliere ha avuto l’ardire di fondare un Inter Club. Una bandiera rosanero che sventola dal Palazzo di città, finalmente… Una bandiera evidentemente riposta in qualche recondito cassetto quando avvenivano promozioni in serie A, finali di Coppa Italia e qualificazioni in Coppa UEFA o Europa League. Una bandiera totalmente ammainata quando c’era da urlare contro faccende e faccendieri, quando c’era da chiudere i cancelli prima che scappassero i buoi.

MA SÌ, CHAMPAGNE!

Ma sì, festeggiate. Anzi, festeggiamola, questa promozione. In fondo negli ultimi anni sono stati più i dolori che le gioie. Non importa se l’inferno della serie D piuttosto che riscaldare i cuori abbia infuocato gli animi. Non importa neanche se questo festeggiamento sarà una specie di orgasmo simulato, sfruttiamo l’occasione e festeggiamo per una buona volta. Capitolo chiuso, buon lavoro a tutti: da adesso non c’è più tempo per scherzare. Nel frattempo, come diceva Peppino Di Capri, “cameriere, champagne!”.

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