È un segnale di una normalità lontana dall’essere tale. Le due partite disputate negli ultimi due giorni sono state ben lontane dalle attese dei tifosi. Era inevitabile che dopo tre mesi i giocatori fossero imballati sulle gambe e la regola dei cinque cambi apparisse come una delle cose necessarie per evitare cadute di ritmo nei finali di gara.
LO SPETTACOLO POVERO DEI MATCH A PORTE CHIUSE
Il grande assente però è stato lo spettacolo. In un calcio dove il tatticismo è ormai più importante del talento troppo spesso si assiste a gare disputate lontano dalle aree di rigore. Nella normalità delle gare dei nostri campionati c’è però un elemento che dà colore e a volte sapore alle partite. Una componente assente per necessità sanitarie che non ci fa vivere il pathos dell’evento. Quegli stadi senza il pubblico ci privano delle cartoline colorate che sono le bandiere e gli striscioni e ci fanno sentire la mancanza della colonna sonora di uno spettacolo che ha per protagonisti proprio i tifosi.
I giocatori in campo percepiscono queste mancanze e spesso vengono chiamati dai loro allenatori a non allentare la tensione. Le voci che si sentono sono quelle degli addetti ai lavori, non certo la musica che siamo abituati a sentire e i colori visibili solo in TV sembrano smunti quasi monocromatici. È questa la percezione che si ha assistendo al non calcio visto nel weekend e che vedremo da qui alla fine dell’estate.
ALLA RICERCA DI UN’ALTRA SOLUZIONE
La gente aveva fame di football e si è seduta al tavolo con grande appetito, in attesa di una pietanza succulenta come dimostrato dagli indici di ascolto che ci raccontano di quattro italiani su dieci davanti alla TV. Al levarsi dall’attesa cena c’è però il rischio che ci si alzi con un senso di disgusto per avere mangiato un piatto indigesto. Si doveva ricominciare e lo si sta facendo ma ci auguriamo che sin dalla prossima stagione si possa trovare qualche soluzione distante dalle porte chiuse perché il rischio reale è che questo sport si allontani sempre più dalla passione della gente e che molte società rivedano in basso i loro obiettivi.
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