Roberto Floriano è l’unico dei giocatori rosanero non palermitani a non essersi allontanato dalla città. È rimasto con la famiglia a Palermo, e il suo ambientamento procede velocemente. Perché trova la città eccezionale, sopratutto in estate e ci vive benissimo. «Migliaia di turisti del nord ogni anno trascorrono le vacanze in Sicilia ─ ha detto l’attaccante in una intervista pubblicata oggi dal Giornale di Sicilia ─, e io e la mia famiglia abbiamo la fortuna di essere già sul posto. Voglio godermi con mia moglie e mia figlia un po’ di serenità, al sole di Mondello».
TANTA ESPERIENZA IN SERIE C
Floriano attualmente è il giocatore del Palermo che ha giocato di più in serie C, e quindi conosce le insidie di questo torneo. Nel corso dell’intervista ne evidenzia una delle più importanti: «In serie C ─ dice ─ ci sono quattro promozioni su 60 squadre contro le 3 promozioni su 20 squadre della serie B. E già questo basterebbe per riassumere le difficoltà che aspettano chi vuole recitare un ruolo da protagonista come il Palermo».
IMPORTANTE L’UNIONE E L’AFFIATAMENTO
Secondo l’attaccante, comunque, i rosanero possono superare tanti ostacoli mantenendo uno dei punti di forza delle scorso campionato: l’affiatamento che ha caratterizzato il gruppo, a prescindere dalle differenze anagrafiche e di età. Solo così si può cercare il doppio salto verso la B. ≪Come ha detto il presidente ─ ha aggiunto Floriano ─ nello scorso campionato eravamo costretti a vincere mentre adesso il prossimo passo sara quello di fare il possibile per raggiungere la B. Dopo anni di delusioni è ovvio che la gente palermitana sia impaziente di tornare al piu presto al top. Ma noi che scendiamo in campo non possiamo farci condizionare. Dobbiamo essere umili≫.
SPERA NEI TIFOSI SUGLI SPALTI E NELLA SUA DOPPIA CIFRA
Floriano spera che già a settembre i tifosi possano tornare gradatamente allo stadio, per ritrovare la giusta atmosfera. Per quanto riguarda la sua prossima stagione, si augura come qualsiasi attaccante di razza di potere arrivare in doppia cifra. Ma tiene a chiarire che comunque, «con il passare degli anni si impara a mettere sempre più in secondo piano gli obiettivi personali a beneficio di quelli di squadra. Meglio un assist per un gol vittoria al novantesimo piuttosto che un gol della bandiera in una sconfitta».
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