Parlare di Rosario Pergolizzi, oggi, ha un senso relativo, per un tifoso del Palermo. Ma va sottolineato lo stile che sta dimostrando, dopo l’addio al club rosanero. Pergolizzi resterà nella storia del club, di cui occupa un importantissimo capitolo, anzi due: lo scudetto vinto con la Primavera e la promozione in Serie C, storica perché segna il primo passo della rinascita, dopo il fallimento della società che fu di Zamparini.
STILE DA LORD
Ma la storia riguarda il passato e noi siamo proiettati verso un futuro nel quale, per Rosario, non c’è posto. Scelta giusta o meno, si vedrà, lui se ne è andato da vincitore. Sul campo e, adesso, anche fuori. In molti lo hanno cercato, in questi giorni, forse cercando di strappargli qualche dichiarazione di fuoco. Le interviste rilasciate dal tecnico però sono state impeccabili, per stile e misura. Ha espresso la legittima delusione per una conferma che pensava di meritare, ma senza palesare acrimonia, risentimento, senza togliersi sassolini dalle scarpe o pesi dallo stomaco. Non una parola fuori posto, sopra le righe, nei riguardi della società, che (legittimamente) ha scelto di cambiare a costo di apparire ingrata, di Mirri e Di Piazza o di Sagramola e Castagnini, per i quali, anzi, ha speso parole di apprezzamento e gratitudine, neppure nei confronti di quei giornalisti fortemente critici, o dei tanti tifosi che lo hanno contestato fin dall’inizio e nonostante le vittorie; alcuni anche violentemente, persino augurandogli qualcosa di irripetibile. Ma quelli sono idioti da curare, non da meritare una risposta.
Bravissimo Pergolizzi: ha ribadito il suo amore per Palermo e per il Palermo, ha gioito per l’occasione che ha avuto più che recriminare per quel che poteva essere e non sarà.
Ha vinto ora, sul piano della comunicazione, dopo aver perso, come ritiene lui, durante la stagione. Non aver saputo entrare in empatia con la piazza: questo il difetto caratteriale che gli avrebbe fatto perdere il posto, secondo quanto lui stesso ha affermato. Può essere: gli allenatori più amati della storia recente rosanero sono stati quelli che, oltre a vincere, coi loro atteggiamenti hanno infiammato la tifoseria, diventando idoli quanto e più dei giocatori: Guidolin, Rossi e Iachini.
VINCERE NON BASTA
A Palermo, vincere non basta. Anche perchè non siamo abituati. Bisogna dimostrare di sentirsi parte di un mondo, di andare oltre la professionalità, di diventare tifoso tra i tifosi: un trascinatore. Pergolizzi, che probabilmente ha il sangue rosanero, è un palermitano atipico: razionale, meticoloso, apparentemente freddo e, qualche volta, scostante. Non poteva piacere. Non a tutti, almeno. E poi c’è il “come” si vince. Non ci prendiamo in giro: nel calcio agonistico, quello dei tre punti, la vittoria è tutto: puoi fare spettacolo e filosofia quanto vuoi, ma se non porti i risultati, vai a casa. Anche se pensi di aver inventato il calcio. Lui ha vinto, con una squadra costruita in due settimane, assemblata in altre due e lanciata in un mondo sconosciuto, come la Serie D.
Ma, dicevamo, il suo Palermo mai è piaciuto. Troppo concentrato, per sua stessa ammissione, a ottenere i tre punti, non importa come: arrivare primi al traguardo era l’obiettivo più importante, anzi l’unico da centrare. A costo di giocare da provinciale nei campetti da oratorio di formazioni di paesini o di quartiere.
L’INTUITO DI PERGOLLETTO
Meglio vincere per 1-0, che rischiare di pareggiare, perdendo punti per strada, come le rivali Savoia e Fc Messina. “Odio perdere”, dice l’ex allenatore. Che è diverso da “voglio vincere”. Da Pergolizzi a PerGolletto, quello che, spesso, ha fatto la differenza a favore del suo Palermo. Insieme a tanta fortuna. O, se preferite, l’intuito che lo ha portato a indovinare i tempi dei cambi, con le sue abituali “staffette” che lasciavano invariato l’assetto tattico della squadra, e con i subentrati che hanno risolto tante partite. Il Palermo, specie in trasferta, segnava e poi lasciava l’iniziativa alle avversarie. Ha vinto tantissimo, lontano dal Barbera, ma era davvero sconsolante quell’atteggiamento, per una squadra come i rosanero, la Juventus della Serie D, che avrebbe dovuto imporsi, per il suo superiore tasso tecnico, davanti a tanti tifosi che hanno affrontato trasferte da incubo.
BADARE AL SODO
Niente di nuovo, per la verità: anche la sua Primavera giocava così. Anche quella subiva e vinceva. Pergolizzi è stato scelto, probabilmente, anche per la sua esperienza coi giovani, vista la regola che imponeva gli under, che lui ha valorizzato e, qualcuno anche “stangato”. Ha compiuto la sua missione ed è stato congedato. Ora si cerca altro, anche lo spettacolo, si dice. Vedremo. Così come vedremo i risultati, la cosa più importante. E Pergolizzi? Ad Ascoli Piceno, dove vive con la famiglia, ha già ricevuto offerte, ma anche grazie all’esperienza al Palermo, può vagliare e scegliere con calma e oculatezza la proposta migliore, in una società solida. Prima di Palermo, qualche esperienza lo ha scottato. Magari, lo incontreremo da avversario, e la sua squadra sarà un osso duro, non bella, ma coriacea e battagliera. Come lui. In ogni caso, in bocca al lupo, Rosario. E grazie.
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