Mirri in rosanero, un anno dopo: “Il Palermo cresce meglio delle attese”

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Un anno trionfale, caratterizzato da una promozione diretta che era stata preventivata e costruita mattone dopo mattone, nonostante il brevissimo tempo a disposizione per la costruzione della rosa. Un anno fa nasceva il nuovo Palermo di Hera Hora, di Mirri e Di Piazza. Il presidente del club di viale del Fante ripercorre l’emozione del “passaggio”, con la vittoria del bando, con un excursus sui momenti che hanno preceduto l’inizio della nuova avventura.

“Nonostante le voci – ha raccontato Dario Mirri al Corriere dello sport – la notte prima del bando non riuscivo ad essere ottimista. Quel giorno mi svegliai presto ed andai a correre, da solo, senza cellulare. Dal primo momento hanno convissuto in me due anime, il sogno e la responsabilità”.

FRA DI PIAZZA E SAGRAMOLA

Le parole di Mirri riportano a galla proprio le aspirazioni del passato, con quel gran sogno più volte raccontato: “Da tifoso e imprenditore – dice il numero uno del club rosanero – guardavo le azioni dei presidenti chiedendomi: cosa farei io al loro posto? Da quel 24 luglio potevo metterlo in pratica. Io nasco tifoso, e so che Palermo rappresenta un valore importante per milioni di persone, anche chi in città tiene ad altre squadre. Ma una volta vinto il bando mi sentivo preparato”. A proposito dei fraintendimenti con Di Piazza, Mirri sostiene che “forse quanto è successo era inevitabile, potrebbe essere utile – prosegue – se ci si chiarisce. Ma a me pare che la discussione sia per futili motivi. C’era una programmazione, gli obiettivi sono stati raggiunti, non ci poteva essere contestazione, men che meno dell’operato di Sagramola”.

L’amministratore delegato rappresenta un pilastro del Palermo di oggi. E Mirri evidenzia proprio che “Senza di lui non sarei qui. Sagramola impersonifica l’aspetto pragmatico e indispensabile a ogni club calcistico. Mi fido ciecamente di lui e per questo non intervengo sulla squadra. È meno “romantico” di me ma ha competenza, conoscenze e tutto ciò che serve per un’impresa, a cominciare da una straordinaria sensibilità calcistica. Non a caso da dirigente sportivo ha cresciuto Liverani, Totti, Toni, Tonali e Bisoli a Brescia”.

QUEI 40 MILIONI DI DEBITI

Una storia d’amore, quella fra Mirri ed i colori rosanero, che era iniziata tempo fa e per la quale, già negli anni Novanta, si era ipotizzato l’inizio di un rapporto solido. “La Damir – ha spiegato il presidente del Palermo – pensò al Palermo anche nel 1992, quando l’allora presidente Ferrara era in difficoltà. Ero giovane, mio padre mi coinvolse conoscendo la passione, alla fine fu solo un prestito a sostegno di Ferrara e con grande signorilità i soldi ci furono interamente sostituiti. L’amore per il rosanero era già fortissimo”. “Nel febbraio 2019 con Sagramola abbiamo provato a salvare la B. Mai parlato con Zamparini, solo con Foschi e la De Angeli. Più che le contorte vicende del marchio – ha sottolineato – ci hanno spaventato i debiti: 40 milioni di euro, impossibile per noi arrivare sin là…”.

SEMPRE MEGLIO

Luglio 2019, luglio 2020. Quanto è cambiato, per Dario Mirri, nel giro di un anno? “L’emozione è rafforzata. Come con i figli, l’affetto muta e aumenta. La società – ha commentato – sta crescendo meglio di quanto immaginassi, e ho la consapevolezza che le chance sono migliori di un anno fa”.

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