“In queste ore frenetiche ho letto molti commenti e vorrei sottolineare l’importanza dei concetti elegantemente espressi dal presidente del Palermo, Dario Mirri: sarà un piacere vivere l’emozione del gran derby di Sicilia”. Queste le parole del presidente della Sigi, Giovanni Ferraù, che si proietta al più grande appuntamento calcistico delle principali realtà isolane. E le parole del numero uno Sigi arrivano proprio dopo le ultimissime firme, che hanno certificato la consegna del Catania alla nuova proprietà.
Nello studio notarile Balestrazzi, Ferraù e i curatori fallimentari di Finaria in liquidazione, Alessandra Leggio e Niccolò Notarbartolo, hanno sottoscritto l’atto di compravendita relativo al 95,4% del capitale sociale del club etneo, e ai beni e alle attrezzature allocati presso il centro sportivo Torre del Grifo Village. La prossima settimana, invece, sarà resa nota la nuova composizione del nuovo cda del club.
L’ORA DEI FATTI
Dopo le attese, le paure e le parole, le firme che attestano i “fatti”: la Sigi è adesso ufficialmente azionista di maggioranza del club etneo. “Viviamo un momento storico – ha detto Ferraù – e nella prima persona plurale c’è spazio per tutti quelli che amano visceralmente lo stemma e la maglia: l’iniziativa della Sport Investment Group Italia presuppone un coinvolgimento generale e la valorizzazione dell’entusiasmo in termini concreti di diffusa partecipazione, nei tempi, nei modi e nei ruoli definiti dalla Sigi, che rilancia il Calcio Catania e vuole rappresentare anzitutto la cabina di regia di un grande futuro rossazzurro”.
IL MASSIMO IMPEGNO
Dal presidente Sigi, anche “un sincero ringraziamento a tutti i tifosi del Catania, sempre pronti a garantire un sostegno incondizionato che è proiezione di una passione inestinguibile e resistente come la matricola 11.700, appena salvata con l’aiuto di tutti. D’ora in poi – ha aggiunto Ferraù – si tratterà di miscelare al meglio il massimo impegno, necessario per lasciarsi alle spalle una situazione di partenza caratterizzata da oggettive difficoltà, e la naturale ambizione di riposizionamento del brand in contesti sportivi ed economici adeguati al suo valore”.
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