Palermo, Donati pensa positivo: “Boscaglia? Garanzia per la piazza”

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L’intelligenza tattica, la classe, la verve da leader e il gran cuore nel bel mezzo del campo. Per non parlare dei siluri dalla distanza… Sono ricordi più che positivi quelli lasciati da Massimo Donati a Palermo, dove da centrocampista (trasformato anche in regista difensivo da Gasperini) ha giocato per due stagioni, a partire dal 2012.

Due anni fa la sua “missione” s’è spostata dal campo alla panchina, e la più recente esperienza è stata quella chiusa in Scozia, dove l’ex rosanero ha vestito i panni del vice allenatore di Angelo Alessio alla guida del Kilmarnock. Come racconta Donati a Rosanerolive, l’affetto per i colori del Palermo non è mai venuto meno. Così come la certezza che, dopo il fallimento, l’attuale dirigenza darà il massimo per un immediato ritorno nell’Olimpo del calcio italiano.

“Conosco Sagramola perché ci siamo incrociati durante la mia esperienza alla Sampdoria. Dirigente bravissimo, e se a lui aggiungiamo Mirri o Castagnini, è certo – dice Donati, ai nostri microfoni – che l’attuale società sia una garanzia. Con la programmazione, con ogni cosa fatta per bene bene, i risultati arriveranno”.

Gran parte della tifoseria rosanero chiede a gran voce “promozione immediata” in Serie B. Quant’è fattibile?

“Capisco i tifosi, ma è tutt’altro che semplice. E abbiamo avuto, fra gli ultimi, l’esempio del Bari, che era stato costruito per salire subito di categoria. Ma, in generale, è proprio il campionato di C ad esser veramente difficile. L’importante è secondo me partire bene, perché con una buona partenza sei già a metà dell’opera. Si crea clima di fiducia, la gente inizia a seguirti sempre di più allo stadio, e i giocatori danno il massimo”.

Cosa può dare alla squadra, anche dal punto di vista dello spogliatoio, un tecnico come Boscaglia?

“Non è mai stato mio allenatore, ma è uno di quelli che han fatto tantissimo nella propria carriera. Una delle cose più importanti, a mio parere, è che si tratta di un tecnico che sa bene come gestire una piazza prestigiosa ed estremamente esigente come quella di Palermo. Per fare risultati serviranno poi mille fattori diversi, ma lui è la persona giusta per la risalita nelle categorie che contano”.

La piazza di Palermo può incutere qualche genere di “timore” per chi viene chiamato?

“Sinceramente non saprei. So soltanto, però, che se lo dicessero a me, verrei di corsa. Sarebbe un’esperienza troppo importante, troppo bella. Ci sono piazze con meno pressioni, ma per ciò che mi riguarda, quando andavo a scegliere squadra, cercavo sempre proprio piazze dove c’erano molte “pressioni”. Perché nel calcio si vive di queste. Si vive di emozione, tensione, e proprio con le pressioni”.

Hai sempre detto che Gasperini è il tecnico cui ti ispiri maggiormente. Quali le caratteristiche che ti hanno stregato?

“Lo ho avuto come allenatore proprio a Palermo. Giocavamo benissimo e dominavamo spesso le partite, nonostante fosse una stagione (2012/13, ndr) in cui tutto girava storto. Con lui sapevamo sempre cosa fare e cosa non fare con la palla. La Champions e il Psg? Che Peccato: con queste squadre al minimo errore vieni punito. L’Atalanta ha “pagato” solo sotto il profilo dell’esperienza, che avrebbe fatto gestire meglio gli ultimi minuti. Tanto di cappello, comunque, alla società e a Gasperini, perché hanno fatto sognare l’Italia intera”.

Gasperini sul podio, dunque. Gli altri due tecnici preferiti?

“Metto Ventura al secondo posto. Mi ha insegnato tantissimo. Anche con lui in panchina, in campo non c’era nulla di casuale. Sapevamo già tutto, potevamo quasi giocare ad occhi chiusi. Il terzo è Ancelotti, per la gestione dello spogliatoio. Gran rapporto con i giocatori, sapeva perfettamente quando usare bastone o carota”.

Qual è il modulo sulla lavagna di Donati?

“Mi piace avere due punte, che aiutino la squadra anche in fase difensiva. Questa la prerogativa più importante. Poi posso andare sul 4-2-4 o sul 3-5-2. Tutto dipende, naturalmente, dalle caratteristiche dei giocatori in rosa. Prediligo gioco sempre con palla a terra, e mai i lanci lunghi. Anche il portiere fondamentale nella gestione”.

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