Tre partite un punto, quattro gol presi e ancora zero gol fatti. Questo l’avvilente start rosanero “delle aquile nate per volare”. Il clima da eterna e protettiva festosa saga di paese, in “Petralia style” appare bruscamente interrotto. Stoppato da un inizio stagione che peggiore non si poteva immaginare.
ERRORI NATI IN ESTATE
La totale trascuratezza di aspetti ben più importanti dell’orgogliosa “palermitanità da bando” come la reale qualità e forza della squadra, quindi del mercato per vincere il torneo sono il problema. Il calcio non si inventa, il calcio dà risposte chiare se chiaro e forte è l’impegno profuso per raggiungere gli obiettivi. Gli errori di questa proprietà nascono in estate, sono molteplici e tutti sostanzialmente gravi. Gli errori di inesperienza, sono i più giustificabili, quelli di superficialità, presuntuosa sopravvalutazione della rosa, di programmazione miope – vedi ritiro a Petralia, che ha reso per esempio impossibili le amichevoli – sono da matita blu. In tre partite, giocate l’assurdità è che tocca ancora rodare quasi tutto. Il pegno però si paga consegnando punti e perdendo terreno, serenità e fiducia in se stessi. Inoltre la tensione poi mina le già fragili certezze dei tifosi.
PALERMO FRAGILE E INCOMPLETO
L’ Avellino riesce nella storica impresa di vincere – e aggiungeremmo passeggiare al Barbera – come mai in tanti decenni di incroci in varie categorie, gli era ancorariuscito di fare. Il Palermo? Semplicemente è un meccanismo fragile e debole, specie dal centrocampo in avanti, incompleto e privo di elementi carismatici ed esperti in grado di trascinare il gruppo, ed essere riferimento in campo. Scommettere su due ex primavera del Torino, è nobile e comprensibile solo se non sei il Palermo e in C devi solo evitare la retrocessione. Diversamente è anche un dare responsabilità eccessive a chi deve crescere potendo sbagliare senza pressioni. Ma il Palermo le pressioni le dà, e le mette già per il semplice fatto di essere ciò che rappresenta nel calcio, a prescindere dalla categoria.
IMPEGNI DEL BANDO GIÀ DISATTESI
Questa società ha assunto e già disatteso l’onere sancito dal bando, dove citandone un passaggio si sostiene : “la certezza di poter scalare le categorie nel minor tempo possibile per riportare in tre anni il Palermo in serie A”. Che tradotto significa allestire formazioni competitive per ridurre al massimo i tempi di risalita. Peró non uno tra coloro che a torto o ragione erano definiti o accostati come possibili arrivi di qualità superiore, è giunto in rosanero. Né Corazza, né Pettinari, né Piccolo, finito al Catania, né Di Gaudio. Persino Fella, punta irpina andata in gol contro il Palermo, si dice abbia snobbato la possibilità di vestire rosanero. I colori, Pperó, non si proteggono nascondendo la polvere sotto il tappeto. Ne è intelligente ancora minimizzare i problemi o i limiti che palesa un progetto già in forte crisi di credibilità e affidabilità. La credibilità, la fiducia, l’affidabilità si conquistano sul campo. Come ti muovi, cosa scegli, come allestisci una squadra, danno l’immediata misura dello sforzo e la volontà effettiva di una proprietà di aggredire e far propri gli obiettivi da conseguire.
Ad oggi i numeri, i risultati, sono impietosa conseguenza di logiche gestionali già troppo esitanti per essere solo in serie C. Troppo misurate per generare fiducia. Logiche che se restano tali, non possono portare il Palermo a essere un credibile competitor per le zone nobili della classifica.
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