Quando Luperini ha segnato il gol vittoria contro il Potenza quasi allo scadere, chissà quanto avrebbe tremato di gioia il Barbera! È triste uno stadio vuoto, sono i tristi i tifosi a cui manca lo stadio. Perché non è semplicemente andare a vedere una partita di pallone. Lo stadio è un rito, è aggregazione, divertimento, passione.
Fa molta impressione il rimbombare dalla TV delle voci dei protagonisti durante la partita. Si sente il mister che grida “attacca”, “copri”, “raddoppia”, ma non entusiasma. Molto più bello, semmai, vederlo gesticolare e cercare di intuire a cosa stia pensando. Allo stadio, infatti, si usava già il gomito, ma non in segno di saluto come si fa adesso, bensì per richiamare l’attenzione del vicino di sediolino per dirgli “guarda che ora fa entrare tizio e ci mettiamo a tre in difesa”. Tutti allenatori allo stadio e tutti che si credono meglio del vero allenatore. Che meraviglia!
Anche voi, cari calciatori, non sapete cosa vi state perdendo! Molti di voi non immaginano nemmeno che temperatura possa raggiungere il Barbera con i tifosi sugli spalti. Non immaginate come possa essere calda e accogliente la casa del Palermo nei confronti dei suoi figli dalla maglietta rosanero che scorribandano sul tappeto verde e come possa essere rovente al limite dell’infernale nei confronti degli avversari di turno.
Come fare per cercare di alleviare questa pena? Alcuni tifosi hanno ipotizzato la diffusione durante il match dall’impianto audio dello stadio dei cori della tifoseria organizzata o la riproduzione del boato del pubblico ad ogni rete rosanero. Così, giusto per ricordarci che quel luogo non vive solo di TV ma anche e soprattutto di quell’umanità in questo momento estromessa da fattori imponderabili.
“Quando venni a giocare il 25 Ottobre 1995 in Coppa Italia con il mio Vicenza rimasi impressionato dall’urlo del Barbera al gol di Galeoto”. Queste le parole con cui Guidolin si presentò ai tifosi rosanero. Già, l’urlo del Barbera, che malinconia… Passerà questo momentaccio e finalmente torneremo a darci appuntamento “ai panini”. Nel frattempo continuiamo a mangiare calia e simenza sul divano, sputazzando le bucce sul pavimento ed obbligando a giro un componente della famiglia a girare per casa girando per casa gridando “ghiaccioli, cornetti”. Così, giusto per non perdere le vecchie sane abitudini.
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