Oggi, martedì 1 dicembre, Totò Schillaci spegne 56 candeline. Da molti appassionati di calcio viene ricordato come l’eroe delle notti magiche del Mondiale di Italia ’90. Agli esordi in quel torneo Schillaci però era considerato la riserva di Carnevale, all’epoca attaccante della Roma. Ma già dal primo impegno contro l’Austria il palermitano fu decisivo subentrando dalla panchina e segnando di testa il gol della vittoria. Ben presto diventò il titolare della Nazionale, in compagnia di un campione come Roberto Baggio.
Schillaci in quell’anno fu capace di unire tutta la Penisola, da nord a sud, a suon di gol, riuscendo a portare l’Italia al terzo gradino del podio. Sono 6, infatti, le marcature realizzate dall’attaccante ex Juventus in quella Coppa del Mondo, che gli permisero di diventare il capocannoniere della competizione. Il palermitano sfiorò persino la vittoria del Pallone d’Oro, arrivato solo dietro al tedesco Lothar Matthäus, centrocampista dell’Inter.
Dopo quell’anno vissuto al top, iniziò un lento declino per Schillaci. Tre stagioni vissute tra Torino e Milano con la maglia nerazzurra non furono eccezionali, tant’è che quando fu messo ai margini del progetto interista decise di lasciare l’Italia. L’ottimo Mondiale gli permise di essere conosciuto fino in Giappone, Paese in cui si trasferì per giocare al Jùbilo Wata in J. League Division 1 prima di appende gli scarpini al chiodo nel 1997.
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