Come rovinare una prestazione che, risultato della squadra a parte sarebbe stata da incorniciare? Chiedete a Lorenzo Lucca. Tutta colpa di una esultanza sbagliata. Quelle mani portate alle orecchie e un labiale che soltanto perché non ne abbiamo la certezza, ma sembra un irripetibile insulto, stanno scatenando un putiferio sui social e tra i giornalisti del Palermo.
Il giovane attaccante rosanero ha segnato una doppietta, colpito una traversa e propiziato il gol di Saraniti riconquistando un pallone in un duello aereo con un difensore della Viterbese. Tutto in meno di quarantacinque minuti. L’ex del Torino, fin qui in campo per spezzoni di gara con prestazioni non proprio esaltanti aveva bisogno di trovare il gol per recuperare fiducia, per scacciare le critiche. E il gol è arrivato, da vero centravanti: colpo di testa su cross di Almici, parato dal portiere della Viterbese e riflessi prontissimi nello rispedire il pallone del momentaneo 1-0 in fondo al sacco, al 57°.
A CHI ERA INDIRIZZATA L’ESULTANZA?
La rete che sbloccava una partita che fin lì non era riuscita a decollare, con un Palermo che non trovava modo per perforare la difesa dei laziali e che, finalmente, cancellava quello zero nella casella delle marcature dell’attaccante rosanero. Quello che poteva essere un urlo di liberazione, legittimo e comprensibile, è stato sostituito da un gesto, già di per sé, discutibile: portare le mani alle orecchie come a dire “fatevi sentire adesso”, rivolto allo stadio vuoto, ma indirizzato ai giornalisti che lo hanno criticato, presumibilmente. Il video è chiarissimo e le immagini lasciano poco spazio alle interpretazioni.
Lucca è giovane, inesperto e si può essere comprensivi. Ma quel labiale è un pessimo gesto. In conferenza stampa post partita, lui ha detto che è un suo modo di esultare, ma è poco credibile e una risposta imbarazzante. Non vogliamo essere noi a dare giudizi, sbagliare è umano e di pesi da sopra lo stomaco il giocatore ne aveva tantissimi. Ma le scuse sono necessarie, con l’ammissione di aver sbagliato, capita a tutti. Magari, con il consiglio di qualcuno in società. Poi, amici come prima. Magari, a suon di doppiette.
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