Us Città di Palermo, revocate le misure cautelari al legale dei Tuttolomondo

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Era lo scorso 4 novembre quando i fratelli Tuttolomondo, Salvatore e Walter, furono sottoposti ad un regime di custodia cautelare in carcere per una serie di capi d’accusa: dalla bancarotta fraudolenta all’autoriciclaggio e reimpiego. Anche il loro legale, Antonio Atria, tramite provvedimento del Tribunale ricevette l’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria. Oltre alla misura interdittiva del divieto di svolgere attività professionale per la durata di un anno. Oggi, invece, sono state revocate le misure cautelari nei suoi confronti.

L’avvocato era stato coinvolto nella vicenda giudiziaria per il fallimento del Palermo calcio. Atria, secondo una prima ipotesi della Procura, avrebbe agito in concorso con i Tuttolomondo per mettere in pratica l’operazione di riciclaggio che portò a svuotare le casse della società. Il gip Lorenzo Jannelli, dopo aver interrogato Atria, ha spiegato che le accuse sembrano non avere riscontro oggettivo.

LA DECISIONE DEL GIP

“Nel corso dell’interrogatorio – si legge nelle pagine del GdS che ha riportato il provvedimento del gip -, il quadro indiziario a suo carico appare complessivamente indebolito e risulta oggi privo del necessario grado di certezza preordinato al mantenimento della residua misura. Atria ha contestato l’appartenenza soggettiva delle condotte desumibili dalle intercettazioni. Ed ha sostenuto – continua il giudice – che il contributo fornito al Tuttolomondo rientrava all’interno di un mandato difensivo attribuitogli da Bergamo, amministratore formale dell’US Città di Palermo, dietro sostanziale indicazione del medesimo Tuttolomondo, volto a contrastare, tra le altre cose, i rilievi che avevano portato in ambito fallimentare al rigetto della richiesta di con cordato preventivo ed alla successiva dichiarazione di fallimento”.


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