A Cava con il 4-3-3, sarà l’assetto definitivo? La sostituzione di Martin non è stata una bocciatura

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Anche se non conosciamo i motivi specifici alla base della scelta, il dato di fatto è che ieri il Palermo è sceso in campo a Cava De’ Tirreni con un 4-3-3, apparso modulo più “quadrato” rispetto all’originale 4-2-3-1 marchio di fabbrica di mister Boscaglia. Si potrebbe ipotizzare che l’opzione sia stata adottata “a furor di popolo” oppure che il mister abbia valutato che gli interpreti per giocare così, in fondo, ci sono.

Primo fra tutti Malaury Martin, ritenuto dal tecnico gelese elemento troppo di “governo” che di “lotta”, ma utilizzato comunque dal primo minuto contro la Cavese nonostante le condizioni del campo non ne favorissero l’impiego. “Avevamo già previsto di farlo giocare, la condizione del campo non può far cambiare tutto all’ultimo– ha affermato il mister in mixed zone a fine gara – In quel ruolo avevamo bisogno di un po’ di ordine, abbiamo scelto lui che ha fatto la sua buona partita“.

Le parole di Boscaglia potrebbero risultare dissonanti rispetto al cambio effettuato a inizio ripresa. Il francese, infatti, non ha iniziato nemmeno il secondo tempo ma è rimasto negli spogliatoi sostituito da Palazzi. Tuttavia non si è trattato dell’ennesima bocciatura del regista, ma di una scelta operata sensatamente: “A me è piaciuto, ma l’ammonizione del primo tempo ha determinato la sostituzione, – ha affermato Boscaglia – c’era un rischio troppo grande di secondo giallo, a causa di un terreno impantanato soprattutto a metà campo.”

TROVATO IL DEFINITIVO EQUILIBRIO?

Appare singolare ma a una partita dal giro di boa della stagione non si possono ancora tirare le somme su come effettivamente giochi il Palermo. Risulta un esercizio complesso sia dal punto di vista strettamente tattico che di uomini, dal momento che Boscaglia ha cambiato per 17 volte la formazione iniziale e ha utilizzato 4 moduli differenti in stagione. Di certo il mister ha avuto a che fare con il covid e con ripetuti infortuni che lo hanno costretto a cercare la soluzione più adatta di partita in partita. Tuttavia l’auspicio è che si vada verso una soluzione definita e definitiva, una linea unica da adottare per la risalita in classifica nel girone di ritorno.

DUE INDIZI FANNO UNA PROVA?

La partita di Cava è la seconda consecutiva, dopo quella casalinga contro il Bari, in cui si è giocato con il centrocampo a tre. Nonostante i numeri impetuosi della Cavese, l’esperimento ha confermato come infoltire il centrocampo possa essere una buona arma per limitare le offensive avversarie e al contempo alleggerire i compiti di copertura del reparto d’attacco rosanero. Non a caso il Palermo è riuscito a produrre occasioni per l’intero arco della gara, seppur sia mancato come al solito il cinismo, complice anche un campo più adatto alla coltivazione di ortaggi che a una partita di calcio. Anche contro i “galletti” la squadra era riuscita a produrre diverse occasioni da rete, seppur la qualità della rosa del Bari non abbia consentito di limitare a zero le offensive avversarie, come accaduto invece nel match di ieri.

La prossima gara, ultima del girone d’andata in casa contro la Virtus Francavilla, potrebbe dirci di più sulle intenzioni tattiche del mister e di conseguenza anche sulle scelta di un undici base da mandare in campo, a meno di assenze. Pare però che il tanto citato “integralismo tattico” di Boscaglia stia venendo meno, e ciò è prima di tutto sintomo di intelligenza da parte di un allenatore che sembrava essere partito con una radicata convinzione, che pare essere pronto a modificare per il bene di squadra, città e tifosi.