Meno male, si fa per dire, che gli stadi sono chiusi al pubblico per le misure anticovid. Chissà cosa sarebbe successo ieri, alla fine di Palermo-Virtus Francavilla, coi tifosi rosanero sugli spalti, dopo una sconfitta, la terza al Barbera in questo campionato, insopportabile per come è arrivata. I fischi avrebbero assordato persino la Santuzza, lì nella sua grotta sul Monte Pellegrino e fatto tremare le mura del castello Utveggio.
Ma rabbia e delusione si sono riversati tutti sui social, la piazza virtuale dove i fan rosanero si sono sfogati, senza risparmiare nessuno. Ce n’è stato per i giocatori, ribaltati nel secondo tempo da un avversario discreto e nulla di più, come altre che hanno battuto il Palermo; per l’allenatore, per le sue scelte di formazione e per i cambi nel corso del match, ma anche per non aver saputo scuotere una squadra che si era disunita, persa per strada. E per la società. Già, la società, che ora deve battere un colpo e forse anche più di uno. Non con le parole, con gli slogan, ma con interventi sul mercato.
I SEGNI DI UNA SCONFITTA INASPETTATA
La sconfitta di ieri fa male, più di altre in questo campionato. Perché ha spento, magari non definitivamente perché il campionato è ancora lungo, le velleità di una formazione che a parole contava di infilare un filotto di risultati utili e di scalare la classifica fino al terzo posto o comunque fino a una posizione più comoda per affrontare i play off, l’unico obiettivo possibile, ma non ancora acquisito per questa stagione.
Ieri, la squadra si è spenta, a un certo punto, come se la vittoria fosse già stata incamerata, come se il compitino fosse stato svolto. Problemi di carattere, come dice Boscaglia. Sembra quasi che i rosanero abbiano capito che sistemandosi in zona play off, l’obiettivo stagionale sia stato ottenuto, che più di tanto non si possa ottenere; attualmente, però quel “tanto” è un precario nono posto, peggiore di qualunque pessimistica previsione alla vigilia del torneo. Soltanto una volta raggiunti sul pari, hanno provato a scuotersi, ma l’inerzia della partita era cambiata e il Palermo aveva ormai perso il bandolo della matassa, in campo e in panchina. Le parole di Pelagotti, probabilmente, sono state fraintese: quando ha detto che il Palermo doveva ancora puntare al primo posto non faceva un vuoto e vano proclama, ma immaginiamo si rivolgesse ai suoi compagni, per scuoterli dal grigiore in cui questa squadra galleggia senza la capacità di dare una svolta alla sua annata e fallendo, ogni volta, la partita che può aprire nuove prospettive.
LIMITI DI ORGANICO
L’organico ha forti limiti e appare pure incompleto, in alcuni settori nevralgici del campo, quelli che tutti hanno individuato: il centrocampo, dove manca un leader e un ispiratore di gioco capace di dare ordine e verticalizzazioni, e l’attacco dove manca un giocatore concreto e continuo davanti alla porta. Ma non sarebbe la prima volta che una squadra va oltre i propri limiti, puntando sul carattere, sulla fame e sulla voglia di vincere. Una squadra per la quale la “maglia” non è un peso, ma uno stimolo a dare di più, a dimostrarsene degni. Devono uscir fuori gli uomini, più che i giocatori, in certi casi.
Ma neppure Boscaglia, l’allenatore che doveva essere il valore aggiunto di questa squadra, è esente da critiche, tanto che c’è chi ne chiede addirittura l’esonero. Richiesta esagerata, però certe sue scelte suscitano perplessità, che il tecnico gelese ha definito “chiacchiere da bar”.
GIOCATORI MESSI DA PARTE O SCHIERATI IN RUOLI DIVERSI
Giocatori accantonati perché ritenuti non in linea col progetto tecnico, nonostante la conferma nel mercato estivo, altri schierati fuori posto, altri ancora confermati partita dopo partita nonostante un rendimento insignificante e una discontinuità disarmante. Prendete il caso di Martin, ma soprattutto di Silipo. Dopo le brillanti prestazioni nelle pur poche apparizioni in Serie D, a Palermo si faceva grande affidamento su un giovane di talento, di qualità superiore, per la categoria. Il nuovo “picciriddu”, lo avevano battezzato i tifosi nostalgici di un certo Dybala. E proprio come Iachini con l’argentino, Boscaglia sta provando a gestire un talento puro, ma non ancora maturo, secondo lui, per dargli continuità di presenze in campo.
Per quanto grezzo e indisciplinato, però il talento del giovane romano sta ammuffendo e immalinconendosi in panchina, mentre la squadra palesa mancanza di spunti e di fantasia, incapacità di saltare gli avversari nell’uno contro uno e spunti risolutivi come quelli mostrati da Silipo l’anno scorso. E quando entra in campo, il ragazzo sembra un pesce fuor d’acqua. Talento sprecato.
NON CI SONO PIU’ SCUSE
E’ finito il tempo degli alibi, sono passati gli strascichi del covid e la squadra dovrebbe avere ormai una sua fisionomia. Ma si cambia schieramento e, addirittura, formazione partita per partita. Segno che far quadrare il cerchio è ancora un miraggio.
Il fatto è che il cerchio è incompleto. E qui subentrano le responsabilità della dirigenza. Che, scrivevamo sopra, deve battere un colpo, dimostrare di crederci, come e più di un calciatore, Pelagotti, che si espone finendo per sembrare ridicolo e presuntuoso.
Non è più tempo di equivoci, di giochi di parole basati su appartenenza e identità, che pure sono importanti.
Chiariamo: il valore del lavoro di una società non si può basare sui risultati di un anno disgraziato, delle scelte errate in una sessione di mercato o nella pianificazione di un singolo campionato. Siamo consapevoli che si sta lavorando per porre le basi di un futuro solido e stabile, con le risorse disponibili. Poche o molte che siano, non siamo i commercialisti della famiglia Mirri. La quale, forse molti lo dimenticano, due anni fa, quando nacque il nuovo Palermo, furono i soli, col loro socio Di Piazza, a rispondere al bando mettendo soldi veri nel loro progetto, a differenza di altri competitor, anche più quotati e, forse, facoltosi. Ci sono esempi di club, in ogni categoria, che centrano colpi di mercato low cost, avendo chiaro, però, come e dove intervenire, di concerto con l’allenatore. Quindi, il problema non è soltanto di soldi. Ma di chiarezza di intenti.
CERCASI RINFORZI
Servono come il pane uno, o più “colpi” per potenziare la rosa, per colmare i vuoti nell’organico, per dimostrare ai tifosi che, forse quest’anno non si riuscirà a andare in Serie B, ma che la società per prima farà di tutto per arrivarci e che se ci si dovrà arrendere, bisognerà farlo soltanto dopo aver dato tutto. L’auspicio è che il silenzio di questi giorni sia dovuto al lavoro che si sta compiendo perché tutti, ieri, abbiamo sbattuto la faccia contro una realtà insopportabile, inaccettabile, anche in un anno di transizione.