Roberto Boscaglia è stato esonerato, non è più l’allenatore del Palermo. Il club ha preso la decisione più difficile, ma più ovvia, secondo le leggi non scritte del calcio, ieri sera, quando era passata qualche ora dalla brutta sconfitta di Viterbo, ancora a caldo, diciamo. Decisione sofferta, dicevamo, per il rapporto di reciproca stima tra dirigenza e un allenatore che era ritenuto il valore aggiunto della squadra, colui che avrebbe dovuto fare diventare competitivo un organico costruito in ritardo e con palesi lacune. E, per convincerlo, gli era stato accordato quel biennale al quale l’ad Sagramola non era affatto favorevole.
L’esonero del tecnico è la certificazione di un fallimento tecnico che il nostro Angelo Scuderi chiamò col suo nome già un mese e passa fa, davanti al presidente Mirri nella famosa conferenza stampa televisiva a Trm, facendo storcere il muso al massimo dirigente rosanero. Un fallimento che era ed è nei risultati, nel gioco e nella gestione dei giocatori. Ma che aveva le sue radici a monte, nella programmazione della stagione, nel mercato estivo, in quello invernale e via dicendo.
Ci aspettiamo adesso che la società spieghi il motivo di una scelta che molti reputano giusta, ma che per qualcuno non ha senso perché non sarebbe Boscaglia il (solo) responsabile del flop che è tutto, tranne che imprevedibile. Ma il Palermo è chiuso in un silenzio totale, che avvolge le dinamiche societarie come quelle di campo.
DUBBI E PERPLESSITÀ
Quello che vorremmo capire è perché adesso? Perché è vero che l’esonero di Boscaglia arriva dopo una sconfitta, la nona del campionato, la seconda consecutiva, ma questa non aggiunge o toglie nulla al tipo di campionato fin qui condotto dal Palermo. Un campionato mediocre, come dice la classifica, frutto di un andamento altalenante, di una rotta mai trovata nonostante i troppi tentativi, dove ogni ambizione è finita sempre contro gli scogli dell’anonimato di metà classifica.
La società annunciato l’esonero ieri, in tarda serata, senza attendere quella notte che, si dice, porti consiglio. Ma la notte del Palermo è durata mesi, quanto tutto il campionato fin qui disputato. E il consiglio appare persino tardivo. Il campionato del Palermo appare compromesso da mesi. E le colpe sono pure dell’allenatore. Colpe tattiche e di gestione dello spogliatoio, degli uomini a sua disposizione.
SCELTE TECNICHE CHE HANNO FATTO DISCUTERE
Boscaglia ha prima insistito con una formula di gioco che non ha dato frutti, il 4-2-3-1, probabilmente inadatta alle caratteristiche dei calciatori in organico; ha puntato ostinatamente su giocatori che non hanno dato le risposte sperate, in qualche caso schierati fuori ruolo, e escludendo altri che, dopo essere stati protagonisti in D, da Floriano a Silipo a Martin, potevano dare il loro contributo anche in C. Poi, il tecnico ha cambiato vestito alla squadra, ripescando qualcuno dal dimenticatoio, ma senza ottenere risultati particolari. Le prestazioni hanno continuato a essere deludenti, così come i gol presi in fotocopia. Le due vittorie consecutive contro Bisceglie e Turris sono arrivate come l’ennesima promessa di una svolta che non c’è stata, e grazie, soprattutto all’esplosione di Lucca che ha praticamente risolto da solo le partite: quando il ventenne torinese si è inceppato, il Palermo è tornato a perdere.
Ma, sprazzi a parte, la stagione era ormai caratterizzata dalla discontinuità di risultati, da una classifica insoddisfacente, da un gioco che non decollava e da malumori crescenti, come quello di Saraniti emerso via social e minimizzato da Boscaglia.
Quindi, perché adesso l’esonero, e non prima, quando si poteva ancora tentare di cambiare il destino del campionato del Palermo? Perché adesso, quando, accantonata, pur senza ammetterlo con sé stessi e coi tifosi, ogni ambizione di promozione per quest’anno, si poteva cominciare a ragionare sulla prossima stagione?
UNA SOCIETÀ CHE NON SI ESPRIME
Nel silenzio della società, tutte le illazioni sono lecite, tutte giuste e tutte sbagliate. Compresa quella che l’allenatore non tenesse più tra le mani la situazione di uno spogliatoio dove le tensioni stavano prendendo il sopravvento, dove si erano logorati i rapporti tra il tecnico e quei giocatori che per la società sono puntelli di un progetto che guarda oltre il presente, sui quali costruire, l’anno prossimo, una squadra più ambiziosa, determinando una condizione tale da portare al definitivo naufragio. Altro che qualificazione ai playoff. Illazioni, però, ripetiamo.
Ma soltanto questo giustificherebbe una decisione drastica, a questo punto di un campionato che non ha più nulla da dire, a meno di coltivare illusioni sull’esito di eventuali play off tutti da conquistare. Se si era immaginato un progetto biennale, nel quale l’allenatore era un punto centrale e una garanzia, e se si puntava al prossimo campionato, dopo l’attuale di transizione, che importanza può avere una sconfitta come quella di ieri, per quanto brutta e deprimente possa essere stata la prestazione della squadra?
FILIPPI SCELTA DEFINITIVA?
Invece, si è, di fatto, rinnegato quel progetto. Se la società ha agito d’impeto, o se abbia già pronta l’alternativa a Boscaglia, lo vedremo nelle prossime ore. A Catania andrà in panchina Filippi, il secondo dell’allenatore gelese. Non potrebbe essere altrimenti; anche se il nuovo tecnico fosse annunciato oggi, in che condizioni potrebbe guidare la squadra nella partita più attesa dell’anno, magari dopo aver condotto soltanto un paio di allenamenti? Possibile che un nuovo allenatore, se ci sarà, sia annunciato giovedì e diriga subito la prima seduta, per sedere in panchina il 7 marzo, al Barbera, contro la Juve Stabia. Chissà? Diversamente, potremmo parlare di improvvisazione.
IN ATTESA DI SPIEGAZIONI
Di esonero di Boscaglia si era già parlato qualche settimana fa, insieme a contatti con altri allenatori e si era perfino fatto pure il nome di Rosario Pergolizzi. Voci senza fondamento, però. La società smentì e rimarcò la differenza con gestioni del passato, quando i cambi di allenatore erano più frequenti del passaggio dei bus alle fermate nelle strade di Palermo.
Ancora si parlava di progetto, ma a crederci erano sempre di meno, mentre tra i tifosi crescevano la sfiducia e la contestazione nei confronti della proprietà, a suon di striscioni appesi alle ringhiere dello stadio e di post sui social. È necessario che la società parli, che spieghi, oltre al perché della decisione dell’esonero, se, come e con chi quel progetto andrà avanti o se e qual è l’alternativa. Perché il silenzio esaspera più di una sconfitta, più di un campionato mediocre.
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