Nel calcio esistono gli episodi, che spesso spostano le partite, ma alla lunga l’esito del percorso di una squadra non può essere solo una casualità. La sorte, piuttosto, aiuta gli audaci, come chi da un giorno all’altro, divenuto di colpo da vice a timoniere, decide di cambiare, di virare bruscamente verso qualcosa di diverso, nonostante le dichiarazioni “di facciata” della vigilia. Giacomo Filippi, al suo esordio assoluto da primo allenatore, non si è fatto intimorire dal peso dell’evento, né si è fatto scoraggiare dall’episodio a sfavore di giornata.
L’espulsione di Marconi dopo 35 minuti di gioco, in un derby già di per sé non semplice, avrebbe stroncato le velleità di molti allenatori, anche tra i più esperti. Ma giocare in 10, diceva tra il serio e il faceto il maestro Liedholm, può risultare più semplice. E allora, invece di osare soluzioni offensive avventate, come magari avrebbe fatto qualcun altro al posto suo, il buon Filippi fa buon viso a cattivo gioco, e si chiude in trincea con due linee compatte e il solo Lucca la davanti a fare a sportellate, guadagnando falli e facendo salire la squadra.
SANTANA AL SUO POSTO FA ANCORA LA DIFFERENZA
In certe situazioni, poi, serve tutta l’esperienza possibile, e dunque fuori la beata gioventù di Silipo e dentro le 39 primavere di Santana, di nuovo lì, a trotterellare sulla fascia destra, magistralmente coadiuvato da Accardi. Posizione di campo che porta l’argentino a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, accentrandosi per raccogliere una spizzata di Lucca su un cross di Floriano dalla sinistra. Il resto lo fa la classe innata di un campione senza tempo, un talento di cui ancora adesso il Palermo non può fare a meno.
Tutto ciò lo sa anche Giacomo Filippi, il cui capolavoro di semplicità è stato premiato anche dopo la rete del vantaggio, grazie ad una compattezza di squadra che raramente si è vista in questa stagione. Perché giocare in 10 non è piu semplice, ma non è detto che avere un episodio a sfavore porti necessariamente alla sconfitta. Alle difficoltà si reagisce con determinazione e compattezza, senza affanno, comprendendo i momenti in cui arrembare e quelli in cui aspettare. È ciò che ha fatto la squadra, guidata da un esordiente per cui dire “buona la prima” è riduttivo.
È vero, si è vinta solo una partita, ma è il modo in cui lo si è fatto ad aprire alla possibilità che non rimanga un caso isolato. Chapeau, mister Filippi, con l’auspicio di poter vedere, da adesso in poi, un Palermo che, se non altro, non si arrenda inerme al corso degli eventi, facendone poi una giustificazione per eventuali insuccessi. Così facendo i risultati che ne verranno saranno una conseguenza, spesso piacevole e soddisfacente.
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