Che sia una stagione dove trovare ciò che non va è molto più semplice del contrario lo si è capito da tempo. Quindi, arrivati ad un certo punto, giungere alla conclusione che portare a casa il risultato è l’unica cosa che conta è a dir poco scontato. L’obiettivo, come dichiarato dal tecnico Filippi prima della partita contro la Paganese, è raggiungere i playoff a tutti i costi e in qualunque posizione utile. Certo è, come lo stesso allenatore ha ammesso nel post-gara, che se si provasse a fare ciò soffrendo meno sarebbe meglio. Detto ciò, ogni vittoria conduce ai meriti di chi la ottiene. E allora, per una volta, proviamo a vedere cosa ha funzionato, pur all’interno di una partita a dir poco avara di emozioni.
Se non altro, va dato atto al Palermo di essere stato quantomeno cinico, sfruttando una delle poche palle gol capitate, e adattandosi anche all’emergenza di giocare senza un centravanti di ruolo, per via dell’assenza delle contemporanee assenze di Lucca e Saraniti, quest’ultimo subentrato nella ripresa a causa di una forma fisica non ancora al top in seguito ad infortunio.
La seconda nota lieta è il non aver subito gol, anche per demeriti degli avversari e quel pizzico di fortuna che ogni tanto non guasta, situazioni che emergono simultaneamente nell’ultima nitida occasione capitata sui piedi di Diop, emblema di quella “sofferenza fino alla fine” citata dal tecnico rosanero. L’aver mantenuto la porta inviolata, comunque, rimane un dato incoraggiante per il Palermo, che affrontava la sfida di Pagani dopo l’imbarcata casalinga subita contro la Juve Stabia.
FILIPPI È UN BOSCAGLIA BIS?
Cambiare l’allenatore per dare una scossa è un classico quando le cose vanno male. Ma quando in luogo del vecchio tecnico subentra quello che è stato il suo secondo fino al giorno prima, la curiosità più grande è capire se cambierà qualcosa.
Partendo dall’aspetto mentrale, lo stesso Filippi si è dimostrato consapevole che i frequenti cali di concentrazione della squadra sono ancora gli stessi dell’era Boscaglia. Tuttavia pare, da ciò che si è visto nelle prime tre partite, che questo non sia l’unico punto di contatto tra la precedente e l’attuale gestione tecnica rosanero.
Alcuni elementi infatti, su tutti Silipo e Martin, sembrano non essere nemmeno al centro del progetto tecnico dell’allenatore di Partinico. Il giovane attaccante romano, partito titolare nelle gare contro Catania e Juve Stabia, per poi essere sostituito dopo poco più di un tempo, ieri ha visto tutta la partita dalla panchina. Peggio è andata al francese, che finora con Filippi non ha mai giocato, complice anche l’uomo in meno in mediana rispetto alla precedente gestione.
UNA COSA DI CERTO È CAMBIATA
È proprio nell’assetto tattico che risiede la vera novità del Palermo. Il 3-4-3, utilizzato da Boscaglia solo in casi di emergenza, pare adesso divenuto il modulo standard con cui scende in campo il Palermo. Schierare tre difensori centrali, nelle intenzioni di Filippi, dovrebbe limitare gli attacchi centrali avversari, costringendo giocoforza gli esterni ad un maggiore sacrificio a tutta fascia. Da questo cambiamento ne ha tratto giovamento soprattutto Santana, di nuovo libero di scorrazzare sulla fascia destra, di centrocampo o di attacco, ed ieri sperimentato in emergenza anche come centravanti, ruolo in cui, se non altro, ha mostrato tutto l’impegno possibile.
Di certo la condizione generale della squadra non appare essere cambiata più di tanto, e non si potrebbe nemmeno attendere ciò dopo sole tre gare. La sensazione è che i lavori in corso in casa Palermo non termineranno in questa stagione, ormai comprensibilimente compromessa e da mandare in archivio il prima possibile. Del resto anche che un’eventuale promozione sarebbe un sogno insperato ma anche un grattacapo in vista della prossima annata, dove necessariamente, aldilà dell’allenatore, servirà ben altro per competere a certi livelli.
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