Un velo di tristezza e malinconia avvolge la vendita all’asta dei beni del vecchio Palermo. Allo stesso tempo, però, può essere un’occasione di riscatto per la società del presidente Mirri, un tifoso ancor prima che dirigente, che ha fatto del concetto di appartenenza il vessillo e la mission di questa nuova avventura.
L’AQUILA NON DIVENTI UNO STRUZZO
Ma il tempo delle parole è finito, non è più tempo di frasi ad effetto come “Saraniti vale Cristiano Ronaldo”. Non è più il tempo delle deleghe, dei “di questo se ne occupa Sagramola”, “di questo se ne occupa Castagnini”. Non è più il tempo delle brochure da bando zeppe di promesse. È il tempo dei fatti, il tempo di giocare la partita più impegnativa dell’anno. E non si tratta di un match di campionato o di un turno di playoff. C’è da riportare a casa la storia ed una società che si fregia di aver creato il museo rosanero non può e non deve mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi.
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LA STORIA DEL PALERMO IN UN LOTTO
Attenzione: lotto n.69, base d’asta €.30.000. In esso non vi sono contenute cianfrusaglie ma la storia del Palermo, quella storia fatta non di scudetti e champions, ma di piccole vittorie che i veri tifosi rosanero non dimenticheranno mai. C’è la coppa celebrativa della vittoria della C2 1987/1988, simbolo del Palermo rinato da una bruciante radiazione e nel quale splendevano i talenti di Maurizio D’Este, Santino Nuccio e Mimmo Di Carlo. Ci sono i trofei legati alle finali di Coppa Italia di C, sia a quelle perse sia a quella vinta nell’anno del duplete con mister Orazi in panchina e capitan Favo a dirigere l’orchestra rosanero. Ci sono le coppe legate alle già più recenti promozioni in serie A e quella – chissà, magari beneaugurante – che sancì l’ultima promozione dalla C1 alla B, quella di Capitan Cappioli e del gol di Maggiolini all’Ascoli, per intenderci.
UNA DATA IMPORTANTE PER IL PALERMO
Mancano pochi giorni al 4 maggio, il giorno in cui questo lotto sarà venduto al miglior offerente. Sarebbe un atto scellerato permettere ad un privato di accaparrarsi questo patrimonio storico-affettivo. A meno che, come nel caso del museo, non si voglia poi puntare sulla “call” ai tifosi e ricevere questi tesori dall’aggiudicatario come fossero i calciatori dell’ultima campagna acquisti effettuata. Da svincolati.
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